Strangolata dal marito, Giulia Lazzari è morta: le chat con Lo Coco

Si tratta di femminicidio: Giulia Lazzari, 23 anni, sposata con il suo aggressore ci lascia dopo nove giorni di agonia.

Adria, dall’8 ottobre 2019 la ventitreenne si trovava ricoverata nel reparto di Farmacologia dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Rovigo perché strangolata dal marito.
Giulia Lazzari era sposata con il suo aggressore, Roberto Lo Coco e, insieme, avevano avuto una figlia.

L’uomo, in custodia cautelare da sabato avrebbe commesso il tragico gesto per motivi di gelosia.
Da Facebook e Whatsaap emergono le prime foto da cui si evince il carattere dell’uomo: estremamente geloso, possessivo, insicuro e minaccioso.


Cosa è successo l’8 ottobre 2019?

Giulia e Roberto erano nella loro camera, nell’appartamento dove abitavano con la mamma e i fratelli di lui. La coppia stava discutendo animatamente per un possibile divorzio o, più semplicemente, un distacco dei due coniugi. Dopo poco Lo Coco, preso dalla rabbia e dall’agitazione, decide di avventarsi sulla ragazza per strangolarla. Giulia, molto esile e minuta, non è riuscita a sottrarsi dalle grinfie del marito che prepotentemente l’ha strattonata a terra con le mani alla gola.
L’uomo, tossicodipendente, vedendo il corpo esanime della moglie decide di suicidarsi ma il suo tentativo sarà inutile: il fratello di Roberto si accorgerà in tempo del tentato gesto dell’uomo e lo bloccherà.
È tardo pomeriggio e il battito di Giulia sembra già non esserci più: dopo un tentativo di rianimazione sul posto, l’ambulanza la trasporta immediatamente all’Ospedale Santa Maria della Misericordia di Rovigo mentre la loro bambina si trovava nel cortile condominiale a giocare con altri bambini.

Giulia lascia la sua piccola di 4 anni e i suoi parenti, tra cui sua sorella minore, che esprime tutta la sua nostalgia in un post facebook.

Ora non rimane che attendere l’autopsia predisposta sul corpo della giovane donna.

Nonostante la diminuzione dei casi più gravi di femminicidio, questa «pratica» pare abbia una frequenza sempre consistente. La differenza molto probabilmente sta nella vera e propria condanna sociale che viene fatta alla violenza di genere. Infatti, se in passato si parlava di omicidio nei confronti della propria donna, o nei confronti della donna desiderata, in maniera simile o uguale a oggi, ciò che invece è cambiata è l’opinione sociale.

Da molto tempo ormai sentiamo parlare di vittime giovanissime ma questo, secondo la statista Sabbadini, accade perchè loro stesse reagiscono in maniera più «forte» rispetto a donne di età avanzata. Il più delle volte, queste ultime, hanno atteggiamenti lascivi e disinteressati nei confronti dei loro aggressori per vergogna o per paura. In questi casi, la Cultura gioca un ruolo fondamentale nella gestione di azioni da intraprendere per la propria salvaguardia.