Rinuncia reddito di cittadinanza: come si farà e cosa comporta

Per rinunciare al sussidio andrà presentata nuova domanda all’Inps e in unica soluzione vanno restituiti i soldi già usati.

Non sarà indolore rinunciare al reddito di cittadinanza già ottenuto e già incassato.
È quanto emerge da Caf e Patronati, cioè i professionisti che hanno assistito e continuano ad assistere i cittadini che decidono di richiedere il sussidio. Si tratta di ipotesi e di previsioni perché ad oggi effettivamente la rinuncia non è ancora possibile. Si attende che l’Inps metta a punto la procedura di blocco delle ricariche e di fuoriuscita dei rinunciatari dalla platea dei beneficiari.

Una procedura che evidentemente non è mai stata ipotizzata inizialmente perché l’ipotesi rinuncia non era stata presa in considerazione. Adesso però sembra una necessità, perché come riportato dal quotidiano romano «il Messaggero», secondo i Caf e in base alle segnalazioni da loro ricevute, ben 130.000 soggetti che sono stati ammessi al reddito di cittadinanza adesso sarebbero pronti a rinunciarvi. Chiedere di uscire dalla misura però potrebbe costringere quanti lo hanno già percepito, a doverlo restituire.

Chi sono i rinunciatari?

Persone rimaste deluse dalle cifre ottenute perché si aspettavano 780 euro al mese ed hanno ricevuto anche solo 40 euro. Oppure soggetti che pensavano di poter continuare a lavorare in nero arrotondando con il reddito di cittadinanza e oggi si sono resi conto delle pesanti conseguenze a cui andrebbero incontro se venissero stanati grazie ai rigidi controlli che la misura prevede. Sono queste le tipologie di persone che oggi sembra vogliano rinunciare al sussidio.

Bisogna aggiungere che presto dovrebbe partire la cosiddetta fase 2, quella dei progetti e dei programmi di formazione, qualificazione e ricerca di lavoro degli uffici di collocamento tramite i centri per l’impiego. E saranno questi appuntamenti che i beneficiari non potranno non seguire. Un insieme di adempimenti ed obblighi che molti considerano troppo pesanti soprattutto in confronto ai pochi soldi ottenuti. Col l’assunzione ormai imminente dei cosiddetti navigator presto il sussidio si trasformerà nella misura di politica attiva sul lavoro che doveva essere.

Rinuncia, cosa comporta?

Come successo in passato con il Bonus Renzi da 80 euro al mese, quando è stato chiesto di restituire il bonus a quanti era e resta la mancanza di requisiti o a quanti avevano rinunciato, anche per il RDC succederà la stessa cosa. Questa una delle ipotesi sulle quali presto verrà fatta chiarezza. Sull’entità degli importi da ridare indietro e le relative modalità dovrebbe fare maggiore chiarezza una circolare dell’Inps in arrivo nei prossimi giorni. Per consentire ai delusi di rinunciare al reddito di cittadinanza è necessario aprire un nuovo canale telematico attraverso cui far passare quelke che saranno domande del tutto nuove. Anche in questo caso sarà l’Inps ad elaborare i rifiuti e bloccare le card.

Dalle segnalazioni sembra che la maggior parte dei delusi che oggi pensano alla disdetta siano quelli che hanno ricevuto somme al di sotto dei 100 euro e che considerano non proporzionati gli obblighi lavorativi che la misura contempla. Con l’avvio delle attività connesse alla fruizione del sussidio infatti oltre 300mila beneficiari da luglio dovranno sottoscrivere il patto di lavoro, seguire i corsi, partecipare assiduamente ai programmi, accettare eventuali proposte di lavoro e probabilmente, prestare servizio socialmente utile per il proprio Comune nell’ordine delle 8 ore settimanali. Troppi impegni evidentemente per chi ha ricevuto ricariche di pochi euro.