Reddito di cittadinanza senza averne diritto: 30 denunce

Le indagini della Guardia di Finanza hanno fatto luce sulla vicenda

Reddito di cittadinanza senza averne diritto. È il sunto di una serie di situazioni irregolari che, da quando la misura è in vigore, sono state scoperchiate dal lavoro degli investigatori. Una nuova vicenda è emersa grazie alle indagini degli uomini del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Rovigo che hanno scoperto 30 persone che avrebbero beneficiato del sussidio senza possedere i requisiti previsti dalla legge.

Truffa reddito di cittadinanza, 30 cittadini denunciati

Ad essere denunciati sono stati 30 cittadini, tutti di origine straniera. Il lavoro delle Fiamme Gialle è avvenuto con l’ausilio dei dati dell’Inps e la sinergia ha condotto a determinare la mancanza di requisiti di quelli che erano i percettori oggetto di denuncia. Le indagini, con il coordinamento del gruppo di Rovigo, sono state condotte dai finanzieri della Tenenza di Occhiobello e della Tenenza di Lendinara

In particolare nelle posizioni vagliate mancava uno dei requisiti fondamentali per poter godere del diritto alla misura di sussidio: la residenza in Italia da almeno dieci anni, di cui di cui gli ultimi due devono essere continuaitivi.

30 denunce e sequestro preventivo

Sono, in seguito, scattate le denunce, in particolare, alla Procura della Repubblica locale, mentre le altre hanno riguardato altri tredici distretti in altre parti d’Italia. È stato, inoltre, richiesto nel complesso un sequestro preventivo pari a 137.000 euro, unitamente all’inoltro della comunicazioni all’Inps affinché, in base agli elementi acquisiti, venisse sospesa l’erogazione del beneficio.

Un lavoro quello della Guardia di Finanza svolto a tutela della collettività, affinché misure di sostegno come il reddito di cittadinanza convergano verso quelle categorie di persone che, in base alle regole, ne hanno diritto.

Truffe reddito cittadinanza: pochi giorni fa 960 indagati

Solo pochi giorni fa a Torino una maxi-operazione aveva portato a ben 960 indagati. In quell’occasione tutto partì dal fatto che si individuò una persona che, ad uno sportello automatico, prelevare con più carte del reddito di cittadinanza. Una circostanza che, da sola, rappresentava una violazione delle regole, dato che le «card» non può essere ceduta a terzi.

Un’estensione delle indagini ha poi portato a far emergere fossero riferibili a diverse persone (330 persone, tutte di origine straniera) che dichiaravano Isee pari a zero e che risiedevano tutti nella stessa via. Un indirizzo virtuale che il comune riserva ai destinatari di protezione internazionale e umanitaria.

Vicende che, come è noto, non rappresentano casi isolati rispetto a quanto è accaduto negli ultimi anni e che probabilmente suggeriscono la necessità di potenziare i sistemi di verifica, affinché non si verifichino situazioni di questo tipo.

Un fatto di cui si ha ovviamente contezza a livello politico e per il quale c’è il proposito di lavorare, unitamente al potenziamento e al miglioramento delle politiche attive sul lavoro.