Quando in pensione chi oggi ha 30, 40, 50 o 60 anni? ecco gli scenari futuri

Analisi e proiezioni dell’età pensionabile e dell’aspettativa di vita per gli anni futuri.

C’è una buona notizia per i lavoratori italiani che si avvicinano alle soglie per la pensione. Fino al 2022 l’età pensionabile per la pensione di vecchiaia non salirà per le aspettative di vita. L’Istat, cioè l’Istituto di Statistica, ha chiuso il biennio di analisi 2017-2018, confermando in meno di un mese in più, l’aumento della vita media degli italiani. Un aumento inferiore alle premesse che ha di fatto, bloccato lo scatto in avanti dell’età pensionabile previsto nel 2021.

Per tre anni pensione a 67 anni confermata

In sostanza, anche per il biennio 2021-2022 l’età pensionabile resterà quella odierna, cioè 67 anni. Sempre in base ai dati dell’Istat, naturalmente non ufficiali ma solo di proiezione, un probabile scatto di 3 mesi si avrà nel 2023. In quel caso si dovrebbe poter andare in pensione con 67 anni e 3 mesi di età, sempre con il requisito contributivo minimo di 20 anni. allargano il campo di questa proiezione, il «Corriere della Sera» con un articolo odierno, ha avanzato una ipotesi drastica riguardo all’età di pensionamento per i giovani di oggi. Un trentenne di oggi infatti avrà bisogno di 5 anni e 7 mesi in più di età per poter centrare la pensione di vecchiaia.

In pensione con 72,7 anni

Nel 2021 ed anche nel 2022, si continuerà ad andare in pensione con gli attuali requisiti. Questa è una certezza per l’immediato futuro, ma lo è anche il fatto che le aspettative di vita sposteranno in avanti i requisiti per i prossimi anni. Per un trentenne di oggi, la pensione di vecchiaia futura potrà essere centrata solo a 72 anni e 7 mesi di età. Questo è lo scenario più tetro che il quotidiano mette in luce.

Infatti, se le aspettative di vita saliranno in maniera minima, nella migliore delle ipotesi chi oggi ha 30 anni potrà ricevere il primo assegno di pensione a 68 anni e 7 mesi. In pratica, tutto dipende dalla evoluzione della vita media degli italiani. L’analisi proviene dalla società Progetica, e si basano su un dato indiscutibile e cioè che aumentando la vita media della popolazione, l’uscita dal mondo del lavoro si allontana.

Perché le aspettative di vita allontanano la pensione?

La spesa pubblica italiana per le pensioni è sempre da bollino rosso. Infatti la spesa previdenziale è pari a circa il 33% della spesa complessiva statale. Una enormità che ha costretto i governi che via via si sono succeduti, a cercare soluzioni per limitare il costo. Una soluzione è proprio il collegamento delle soglie di uscita per le pensioni, con la stima di vita della popolazione.

La teoria è che un giovane, avendo più anni di vita davanti, ha più tempo per trovare una soluzione alla scarna pensione che avrà da vecchio, perché anche il sistema di calcolo della prestazione pensionistica sarà penalizzante. Con il sistema contributivo i trentenni di oggi avranno pensioni di basso importo, ma avranno più tempo per scegliere vie alternative come le pensioni complementari ed i fondi previdenziali alternativi.

Lo scenario futuro di Progetica

In attesa che il decreto ministeriale confermi il congelamento dei requisiti per la pensione di vecchiaia fino al 2022, Progetica si spinge a presentare una tabella per gli anni successivi. Una cosa ormai risaputa è che l’età pensionabile non ha più distinzioni di genere tra uomini e donne. Dal 1° gennaio 2019 la pensione di vecchiaia è arrivata a 67 anni di età con 20 di contributi indipendentemente se il richiedente l’assegno è un lavoratore o una lavoratrice. Per chi oggi ha 60 anni, si andrà in pensione con una età di 67,4 mesi se il trend delle aspettative di vita sarà minimo come quello del biennio 2017-2018.

Se invece salirà in misura maggiore la vita media degli italiani, il sessantenne di oggi andrà in pensione a 67 anni ed 11 mesi di età. Per chi oggi ha 50 anni invece, si va dai 67,9 dello scenario più favorevole, ai 69,7 dello scenario peggiore. Per i quarantenni invece, forbice compresa tra 68,2 e 70,11. Tornando a chi oggi ha 30 anni, si va dai 68,7 ai 72 anni e 7 mesi. Infine, per i ventenni di oggi, l’età pensionabile potrebbe addirittura sforare il tetto dei 74 anni. Progetica nel calcolare lo scenario peggiore ha utilizzato i dati ufficiali Istat degli ultimi 50 anni.

La pensione anticipata

Se per le pensioni di vecchiaia i prossimi 3 anni sono esenti da aumenti,per le pensioni anticipate la salvaguardia è fino al 2026. Lo hanno stabilito Lega e Movimento 5 Stelle nella legge di Bilancio 2019. Per gli uomini quindi, pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi e per le donne 41,10. Per tutti, indipendentemente da limiti di età.

Ma anche le pensioni anticipate gioco forza, dovranno adeguarsi alle aspettative di vita in futuro. Sempre secondo Progetica, per chi ha carriere lavorative iniziate nel 1989, serviranno tra i 43 anni 2 mesi ed i 43,11 per uscire dal lavoro con le pensioni anticipate. Per chi ha iniziato nel 1999, si va da 43,7 a 44,7 anni di contribuzione, mentre ancora peggio a chi ha carriera cominciata nel 2009, a cui serviranno dai 44 ai 46,11 anni di lavoro coperto da contributi. Per i giovani di oggi, quelli alla prima esperienza lavorativa nel 2019, nella ipotesi peggiore ci vorranno 48 anni e 7 mesi di versamenti.