Pensioni: i fortunati del 2021, deroghe nati tra 1957 e 1959

Pensioni anticipate, varie vie per chi ha 62, 63 o 64 anni.

Forse cambierà tutto dal primo gennaio 2022, o forse no, fatto sta che in materia previdenziale la situazione è in movimento visto che ci sarà da fare i conti con alcune misure che andranno in scadenza. Sono tante le voci che di susseguono su misure che dovrebbero andare a ridisegnare il sistema.

Tutte ipotesi per il momento, perché ci saranno incontri e appuntamenti tra governo e sindacati che dovranno stabilire cosa fare. Nel frattempo c’è chi può sfruttare canali di uscita attivi e vantaggiosi. Misure che operano in deroga alle vigenti normative e che potrebbero permettere a chi riesce, di anticipare ciò che potrebbe peggiorare nel 2022.

Pensioni: dai 62 ai 64 anni, cosa offre il sistema

I punti fissi del sistema previdenziale italiano sono e restano sostanzialmente due. Abbiamo la pensione di vecchiaia e la pensione anticipata. La prima si completa con 20 anni di contribuzione previdenziale versata e con 67 anni di età compiuti. La seconda invece si centra senza alcun limite di età e una volta completati i 42 anni e 10 mesi di carriera per gli uomini ed i 41 anni e 10 mesi per le donne.

Sono queste le due vie di uscita ordinarie che sono valide adesso e lo saranno anche in futuro. Ciò che non è detto che resti (e qualcosa è già certo che scomparirà come la quota 100) sono le deroghe e le scorciatoie, valide senza dubbio fino al 31 dicembre 2021.

E potranno uscire i nati tra il 1957 ed il 1959. Chi è nato nel 1957 rientra in pieno nella misura destinata a chi ha 20 anni di contributi, dei quali il primo, versato dopo il 31 dicembre 1996. Per chi ha una carriera di questo tipo, se la pensione liquidata è superiore a 2,8 volte il trattamento minimo Inps, l’anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia è di 3 anni.

Qualche via di uscita a 62 o 63 anni

Per chi nel 2021 compie 62 o 63 anni ci sono ancora la quota 100 e l’Ape sociale. A 62 anni si può uscire con la quota 100, misura senza limitazioni di platea e aperta a tutti. Servono però non meno di 38 anni di contribuzione versata.

Meno vasta la platea dell’Ape sociale. Servono in questo caso 63 anni, quindi bisogna essere nati almeno nel 1958. Platea delimitata però, perché la misura è destinata a chi ha almeno 30 anni di contribuzione versata ed è in alternativa:

  • Disoccupato che ha completato il periodo di Naspi da almeno 3 mesi;
  • Invalido almeno al 74%;
  • Caregivers da almeno 6 mesi (assistenza parente convivente disabile).

A 63 anni di età possono uscire gli addetti ai lavori gravosi, con 36 anni di contribuzione versata. Le categorie di lavoro gravoso sono:

  • Maestre/i di asilo o educatori scuole di infanzia;
  • Infermieri delle sale operatorie o ostetriche delle sale parto;
  • Facchini;
  • Edili;
  • Gruisti;
  • Macchinisti dei treni o personale ferroviario viaggiante;
  • Badanti e assistenti persone non autosufficienti;
  • Marittimi;
  • Pescatori;
  • Siderurgici;
  • Lavoratori in agricoltura;
  • Addetti alle pulizie;
  • Conciatori di pelli e pellicce;
  • Camionisti;
  • Addetti alla raccolta dei rifiuti.

Tali attività devono essere state svolte per 6 degli ultimi 7 anni di carriera o per 7 degli ultimi 10 anni.