Pensioni 2021: tutte le misure possibili per i nati dal 1954 e fino al 1965

Fino a fine anno potranno andare in pensione i lavoratori nati dal 1954 al 1965 se completano determinati requisiti.

Nel 2022 tutto potrebbe cambiare per le pensioni visto che quota 100 sparirà e che si lavora ad una riforma che però appare tutt’altro che facile da approntare. Tra l’altro siamo arrivati già alla metà di giugno e in materia riforma delle pensioni si continua a brancolare nel buio.

Il tempo è poco, perché dovrebbe essere la legge di Bilancio con il suo pacchetto previdenziale a contenere gli interventi in materia pensionistica. E la legge di Bilancio va presentata per ottobre, cioè tra poco più di 4 mesi, senza considerare la canonica pausa estiva in Parlamento. 

In attesa di cambiamenti, meglio fare il punto della situazione, mettendo in luce quelle che oggi sono le misure che permettono di andare in pensione fino a fine 2021. E non sono poche, perché nel 2021 sono attive misure che permettono il pensionamento a partire dai nati nel 1954 e fino ai nati nel 1965. 

Pensione possibile, ma in base ai propri requisiti

Per andare in pensione quasi tutto dipende dai contributi versati. Ed è proprio in base alla carriera di ciascun lavoratore che si possono utilizzare misure di pensionamento piuttosto variegate. 

C’è la pensione di vecchiaia per la quale servono 67 anni di età e 20 anni di contributi a qualsiasi titolo versati. In uscita quindi i nati nel 1954, per i quali ci sono anche le deroghe per i quindicenni previste dalla legge Amato e l’assegno sociale.

Per chi è nato nel 1955 invece, se svolge un lavoro gravoso o usurante, c’è la pensione di vecchiaia a 66 anni e 7 mesi, con almeno 30 anni di contributi versati.

Per i nati nel 1955, così come per chi è nato nel 1956, 1957, 1958 e 1959, resta attiva fino a fine anno la quota 100. Sono necessari oltre all’età minima dei 62 anni compiuti, anche 38 anni di contributi versati. 

Pensioni: uscite variabili in base ai requisiti

Per i nati tra il 1955 ed il 1958 esiste pure l’Ape Sociale. In questo caso servono almeno 63 anni compiuti e 30 anni di contributi versati per caregivers, invalidi o disoccupati, e 36 anni per i lavori gravosi. Una misura aperta come è evidente, solo a queste 4 particolari macro categorie. 

Chi è nato nel 1957 invece, ha anche l’opzione della anticipata contributiva, opzione questa che per chi è nato nel 1957 offre il maggior vantaggio in termini di anticipo (3 anni), ma che può tornare utile pure si nati nel 1956 o nel 1955.

Occorrono almeno 64 anni di età ed almeno 20 anni di contributi, ma allo stesso tempo, serve che il primo contributo versato sia successivo al 31 dicembre 1995 e che la pensione liquidata sia di importo pari a 2,8 volte il trattamento minimo.

Va ricordato che per i contributivi puri nati nel 1954, anche se hanno 20 anni di contribuzione, la pensione di vecchiaia si completa solo se l’assegno erogato è pari o superiore ad 1,5 volte l’assegno sociale. In alternativa l’uscita slitta a 71 anni di età. Per alcuni nati nel 1960 (ma anche prima), l’unica via di uscita resta quella collegata all’invalidità pensionabile.

Infatti per chi ha una invalidità di questo genere, certificata dalle commissioni esaminatrici Inps, si può uscire al raggiungimento dei 61 anni di età con 20 anni di contribuzione versata (le donne sono favorire da questo punto di vista con una uscita che parte dai 56 anni e cioè dalle nate a partire dal 1965). 

Donne agevolate pure da Opzione Donna, anche se parlare di agevolazione per una misura che prevede il ricalcolo contributivo con tagli di pensione fino ad oltre il 30% è esercizio azzardato. 

Possono uscire con 35 anni di contributi le lavoratrici dipendenti nate dal 1962, e le autonomie a partire da quelle nate nel 1961. Infatti la misura prevede la possibilità di anticipare la pensione dai 58 anni per le dipendenti e dai 59 anni per le autonomie. Ma occorre che età e contributi versati siano stati completati al 31 dicembre 2020.