Pensione Inps per stranieri e immigrati, ecco i requisiti anche per i superstiti!

Quali sono i requisiti per la pensione per i lavoratori stranieri? Esistono delle agevolazioni? Ecco la guida alle pensioni di vecchiaia e anticipate.

Gli stranieri e gli immigrati sono fondamentali per l’economia italiana, lo dimostra il fatto che adesso, con la crisi relativa all’emergenza per la pandemia relativa al coronavirus, anche il Ministero dell’Agricoltura sta lavorando per far ritornare i flussi dei lavoratori agricoli esteri in Italia. Serve manodopera estera, questo è poco ma sicuro, anche se ci sono teorie di pensiero che contestano la necessità di portare in Italia lavoratori stranieri perché questi poi otterranno la pensione e torneranno nei loro paesi di origine, esportando denaro dalle casse dello Stato Italiano.

La pensione infatti è un diritto anche dei lavoratori stranieri in Italia, naturalmente se regolarizzati. In alcuni casi gli scettici circa la convenienza a far lavorare stranieri in Italia, hanno motivo di esserlo, perché alcune misure pensionistiche per gli stranieri sono agevolate rispetto agli italiani. In pratica, uno straniero, stando alle regole, può accedere in maniera più facile ad alcuni trattamenti pensionistici. Vediamo quali sono queste misure e in cosa consistono questi vantaggi.

Pensione ai rimpatriati

I lavoratori stranieri oggi in Italia producono redditi e contributi attivi per le casse dell’Inps. In pratica, un lavoratore straniero oggi assunto regolarmente in Italia, versa contributi che l’Inps utilizza per pagare le pensioni agli attuali pensionati. Naturale che senza questi stranieri lavoratori regolari, l’Inps incasserebbe meno soldi da girare ai pensionati oggi. Il sistema italiano funziona così, perché i contributi versati da un lavoratore non rimangono congelati fino al pensionamento dello stesso lavoratore, ma è un autentico circolo vizioso.

Per molti però, il diritto alla pensione degli extracomunitari rimpatriati, non avendo particolari e severi requisiti, azzererebbe il vantaggio di oggi, quello prima descritto in termini di incassi per le casse dello Stato, perché porterebbero nei loro Paesi di origine o dove decideranno di trasferirsi, i soldi delle pensioni. I lavoratori stranieri, comunitari o extracomunitari possono ottenere le pensioni alla pari dei cittadini italiani. Questi soggetti possono avere diritto alla pensione di vecchiaia che si centra con 67 anni di età e 20 anni di contributi, ma anche alla pensione anticipata, che si percepisce una volta raggiunti i 42 anni e 10 mesi di contributi versati se uomini, o i 41 anni e 10 mesi di contributi versati se donne, e per tutti senza limiti di età.

Una volta raggiunte queste condizioni, che sia la pensione di vecchiaia ad essere maturata, piuttosto che la pensione anticipata, il diritto alla pensione è inviolabile anche se il lavoratore ritorna al proprio Paese d’origine. In altri termini, la pensione di vecchiaia e la pensione anticipata sono dei trattamenti previdenziali diretti, che si differenziano dalle prestazioni assistenziali come l’assegno sociale per esempio, misura distaccata dalla contribuzione che prevede l’obbligo di dimora in Italia per continuare a percepirla. In sostanza, se uno straniero percepisce l’assegno sociale, una volta rimpatriato perde il diritto ad incassarlo. Rimpatriato significa che torna definitivamente al paese di origine, perché se invece ci va, rimanendo residente in Italia e non dimorando per troppo tempo al di fuori del territorio italiano.

Per gli stranieri anche altre misure di pensione e alcuni vantaggi

Gli stranieri possono ottenere anche la pensione d’inabilità o l’assegno ordinario d’invalidità (tranne chi ha il permesso di soggiorno stagionale). Tutte le misure collegate alle invalidità possono essere percepite a condizione che questi stranieri siano soggiornanti in Italia o anche per chi ha l’asilo o la protezione sussidiaria. Prima abbiamo parlato di misure di pensione più vantaggiose per gli stranieri. Infatti per quanto riguarda la pensione, se si tratta di uno straniero extracomunitario rimpatriato, la pensione italiana di vecchiaia può essere erogata anche con meno di 5 anni di contributi versati (per la generalità dei lavoratori tale requisito è di 20 anni).

Questo purché il richiedente abbia il primo contributo versato a partire dal 1° gennaio 1996. Una possibilità che per esempio non è concessa agli italiani, che possono percepire la pensione di vecchiaia solo a 67 anni di età e solo con 20 anni di contributi se rientrano nel sistema misto, mentre se hanno il primo contributo versato dopo il 1995, occorre anche che l’assegno di pensione sia pari ad almeno una volta e mezzo l’assegno sociale. In definitiva, la pensione di vecchiaia per stranieri si percepisce secondo queste regole:

  • Stranieri comunitari, extracomunitari ed extracomunitari rimpatriati soggetti al calcolo retributivo o misto della prestazione (primo contributo versato antecedente il 1996): 20 anni di contributi;
  • Stranieri non rimpatriati soggetti al calcolo integralmente contributivo della prestazione (primo contributo dopo il 1995): 20 anni di contributi, assegno pari ad almeno 1,5 volte l’assegno sociale;
  • Stranieri extracomunitari rimpatriati soggetti al calcolo integralmente contributivo della prestazione: nessun numero minimo di contributi e nessun limite legato all’importo della pensione.

Pensione ai superstiti

Gli stranieri anche se rimpatriati, hanno diritto a trasferire la loro pensione ai familiari. Naturalmente parliamo della pensione di reversibilità o della pensione ai superstiti nel caso in cui il pensionato muoia. Se lo straniero rimpatriato muore dopo il compimento dell’età pensionabile prevista in Italia, cioè 66 anni e 7 mesi di età, la moglie o i figli disabili o studenti, hanno diritto alla pensione di reversibilità. Se invece la morte è precedente al compimento dell’età pensionabile, il diritto alla reversibilità non esiste.