Paghi una Tari troppo alta? Ecco come saperlo e chiedere il rimborso

Il Mef ha fatto chiarezza sul metodo di calcolo della tassa sui rifiuti. Se la Tari che paghiamo è troppo alta, non resta che farci rimborsare dal Comune. Vediamo insieme come.

Il Comune ci ha tassati più del dovuto? Da oggi possiamo richiedere il rimborso della Tari delle somme aggiuntive. La nuova circolare del Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) consente di applicare una sola volta, sulle pertinenze dell’abitazione, la quota variabile della Tari (tassa sui rifiuti).

Moltissimi comuni, invece, hanno eseguito il calcolo moltiplicando la parte variabile della Tari per il numero delle pertinenze abitative; da qui il chiarimento del ministero che, contestualmente, ha avviato le procedure per chiedere i rimborsi.

La nostra Tari è gonfiata? Se si, dobbiamo provare ad accedere al rimborso. Ecco come scoprirlo e chiedere il rimborso.

Controllo della nostra bolletta

Il deputato Giuseppe L’Abbate ci indica la strada:

La prima cosa da fare è guardare con attenzione la “bolletta” con cui il Comune ci richiede il pagamento della Tari e soffermarci sul dettaglio delle somme da versare. Qui l’ente specifica -con tanto di dati catastali- la superficie tassata.

L’Abbate, e arriviamo al nocciolo della questione, prosegue:

In corrispondenza della casa e di ciascuna pertinenza (garage, posto auto scoperto,cantina ecc), l’avviso di pagamento riporterà le voci quota fissa e quota variabile. La quota fissa comparirà, col relativo importo, con riferimento alla casa e a ogni pertinenza. La quota variabile, invece, dovrebbe riportare un valore apprezzabile in corrispondenza della sola superficie totale, e la cifra 0 in relazione alle pertinenze.

La superficie totale dell’utenza domestica, come specificato nella circolare ministeriale, è data dalla somma dei metri quadri dell’abitazione e delle relative pertinenze. Dunque, la quota variabile non si applica per le singole pertinenze perché viene già applicata, una e una sola volta, sulla superficie totale dell’utenza domestica (che contiene in sé le pertinenze).

Se in bolletta, per la pertinenza “garage”, ad esempio, compare una quota variabile superiore a 0, allora questo scarto costituisce l’ingiusta sovrattassa su cui possiamo richiedere il rimborso.

Richiesta rimborso

Il ministero dell’Economia scrive:

Qualora il contribuente riscontri un errato computo della parte variabile della tassa sui rifiuti, effettuato dal Comune o dal soggetto gestore del servizio, può chiedere il rimborso del relativo importo in ordine alle annualità a partire dal 2014, anno in cui la Tari è entrata in vigore.

È consigliabile, quindi, verificare e controllare tutti i nostri avvisi Tari ricevuti dal 2014 in poi.
Per la richiesta di rimborso delle somme non dovute possiamo agire in autonomia, inoltrando una richiesta scritta in duplice copia al Comune o al concessionario di servizio che si è occupato di riscuotere la Tari.

L’istanza va inviata tramite raccomandata con ricevuta di ritorno (A/R) o per posta elettronica certificata (PEC), citando gli estremi dell’interrogazione parlamentare n. 5-10764 del 18 Ottobre 2017, e allegando gli avvisi di pagamento Tari che contestiamo.

Abbiamo cinque anni di tempo dal momento del versamento della tassa per richiedere il rimborso.

Possibili problemi con il rimborso della Tari

La tassa sui rifiuti ingiustamente maggiorata ha acceso le proteste dei contribuenti nei confronti dei comuni che hanno adottato uno scriteriato metodo di calcolo; a riguardo, la circolare del ministero dell’Economia ribadisce chiaramente che:

Un diverso modus operandi da parte dei comuni non troverebbe alcun supporto normativo, dal momento che condurrebbe a sommare tante volte la quota variabile quante sono le pertinenze.

A dispetto di ciò, alcuni comuni non sanno ancora se allinearsi alle direttive ministeriali oppure decidere di non rimborsare i cittadini.

Secondo la legge, però, il Comune dovrebbe rimborsarci entro 180 giorni dalla presentazione dell’istanza. Se l’ente non risponde è possibile, nei 60 giorni successivi, presentare ricorso alla Commissione Tributaria Provinciale.