Nuove sanzioni Ue alla Russia: quali potrebbero essere?

Petrolio e gas potrebbero essere i punti chiave delle prossime azioni sanzionatorie

Nuove sanzioni Ue alla Russia: sembra essere questo lo scenario su cui si viaggia. La guerra in Ucraina prosegue e, dunque, l’Occidente si mobilita compatto per interrompere i rapporti con l’economia russa. Su questo fronte, il 24 marzo, potrebbe arrivare un’accelerata con l’arrivo del presidente americano Joe Biden a Bruxelles che sarà anche ospite del Consiglio Europeo.

Nuove sanzioni alla Russia: focus sul settore energetico

Di fatto, dopo le prime azioni «commerciali» e strettamente legate al settore finanziario-bancario, si potrebbe andare ad agire su un binario cruciale per Mosca: le forniture di materie prime, con specifico riferimento a quelle di natura energetica.

Non è difficile immaginare che l’obiettivo è lavorare per svincolarsi dalla dipendenza energetica russa. La stima è che l’Unione Europea paghi un miliardo al giorno alla Russia per petrolio e gas. È lì che si vuole andare a lavorare per mettere in atto una politica sanzionatoria adeguata a far sentire la pressione su Mosca.

Sanzioni Ue alla Russia: possibile stop al petrolio

Sul tavolo dell’Unione Europea c’è la possibilità di svincolarsi totalmente dal petrolio russo. Uno strappo non semplice da affrontare, alla luce della dipendenze che alcune nazioni europee hanno nei confronti della materia prima a disposizione di Mosca.

Tuttavia, le percentuali di importazioni relative al greggio non sono paragonabili a quelle del gas. E, in base a quanto inizia a filtrare, pare esserci maggiore facilità a trovare alternative a livello di fornitori.

Gas, probabilmente il tema più delicato

Sul gas, invece, si gioca un’altra partita. Nelle idee dell’Europa, e probabilmente anche degli Stati Uniti e del blocco occidentale, si auspica un’Unione Europea che possa tagliare definitivamente i rapporti con la Federazione Russa e le sue materie prime.

Tra il dire ed il fare c’è però la necessità di reperire soluzioni che non possono certo essere applicate nel breve termine. Il punto tocca da vicino paesi come Germania e Italia. Roma importa da Mosca il 40% del suo fabbisogno di gas. Una percentuale che è già stato spiegato più volte quanto sia difficile da rimpiazzare nel breve termine.

Gas liquefatto come soluzione, ma servono interventi strutturali

Una soluzione è rappresentata dalla possibilità di virare verso il gas liquefatto, ma sarebbero necessari i tempi tecnici per mettere a regime eventuali impianti in grado di trattare il GNL, da costruire sul territorio europeo. In quel caso sarebbero gli Stati Uniti ad essere un potenziale e importante fornitore. La questione va considerata sotto diversi aspetti, ricordando come si tratti di un tema che già dalla prima guerra in Ucraina aveva rappresentato un punto critico per effetto degli aumenti.

E le azioni che si andranno ad intraprendere dovranno mettere sulla bilancia anche la necessità di non creare difficoltà aggiuntive alle economie. Si parla, ad esempio, della possibilità di lavorare su un acquisto collettivo. E sarà da verificare quale posizione avranno i diversi Stati membri. Il momento delle decisioni si sta avvicinando.