Milan, vendita ai cinesi sempre più sospetta. I soldi arrivano dalle Isole Vergini

Closing Milan: i 100 milioni della seconda caparra per l’acquisto del club rossonero provengono dalle Isole Vergini e non dalla Cina. Chi c’è veramente allora dietro la SES?

La vendita del Milan si arricchisce di un nuovo capitolo. La lunga e tortuosa vicenda del closing del club rossonero con i cinesi della Sino-Europe Sports Investment (SES) è sempre più avvolta nel mistero, soprattutto dopo le rivelazioni sulla provenienza dei soldi necessari per il pagamento della seconda caparra.

I 100 milioni versati ad inizio dicembre da SES, come seconda caparra a fronte dei 520 milioni in totale pattuiti per il definitivo closing, sarebbero infatti provenienti dalle Isole Vergini Britanniche. Dai Caraibi la direzione dei soldi è stata quella di Hong Kong e, infine, sono arrivati sui conti Fininvest, società che controlla il Milan per conto della famiglia Berlusconi.

Vendita del Milan quindi sempre più misteriosa, a partire dai fantomatici membri della cordata cinese per l’acquisto del club, sui quali anche Bloomberg ha espresso più di una perplessità, fino alla provenienza dei soldi fin qui utilizzati per le due caparre. Ma vediamo nel dettaglio come i 100 milioni, versati a dicembre, siano finiti dalle Isole Vergini fino a Milano.

Vendita Milan: soldi dalle Isole Vergini, mistero sui finanziatori

Secondo dei documenti, pubblicati da Calcio e Finanza, i 100 milioni della seconda caparra per l’acquisto del Milan proverrebbero dalle Isole Vergini Britanniche. Si tratta di un piccolo arcipelago non molto lontano da Porto Rico, famoso, oltre per le belle spiagge, anche per essere uno dei più aggressivi paradisi fiscali al mondo.

Il viaggio di questi soldi, 102 milioni per l’esattezza, inizia da Tortola, località delle Isole Vergini. La cifra viene elargita dalla Willy Shine International Holding, che presta il denaro alla Rossoneri Champion. Questa è una società veicolo della Rossoneri Sport Investment, entrambe con sede ad Hong Kong, che dovrebbe diventare, quando il closing sarà terminato, la holding di riferimento per SES nel controllo del Milan.

A garanzia del prestito, la Willy Shine International Holding ottiene il pegno della società Rossoneri Champion, che ha un capitale sociale di 12.000 euro. Le firme sui documenti sono di Ren Yubing per la società delle Isole Vergini, mentre per la Rossoneri Champion è di Chen Huasan, amministratore delegato della società e molto vicino a Yonghong Li, l’uomo a capo della cordata cinese.

I 100 milioni della seconda caparra del closing quindi, invece che dalla Cina, sono partiti dalle Isole Vergini Britanniche e transitati per Hong Kong. Niente si sa su chi ci sia dietro la società che ha elargito il prestito, come poco o nulla sappiamo su Yonghong Li e Chen Huasan.

Closing Milan: tutte le tappe della trattativa

La scorsa estate, dopo mesi di lunghe trattative e dopo che i cugini dell’Inter erano passati in mano ai cinesi di Suning, Silvio Berlusconi in persona annuncia l’accordo per la cessione del Milan ad una cordata proveniente dalla Cina.

Cifra totale dell’operazione 520 milioni, più il farsi carico dei debiti esistenti, per il 99.93% del club. I compratori sono un gruppo di investitori cinesi che, riunitisi nella SES, fanno capo a Yonghong Li, personaggio poco conosciuto anche in patria. Dopo il versamento di una prima caparra di 100 milioni, il closing definitivo viene continuamente rimandato.

Motivo delle difficoltà sarebbero le lungaggini burocratiche per poter far uscire capitali dalla Cina, con la data del 2 dicembre che viene individuata come quella giusta. Nelle casse Fininvest però non arriva nulla, così la SES versa una nuova caparra da 100 milioni il 13 dicembre, rimandando l’acquisto definitivo al 3 marzo.

Ora questa rivelazione dei soldi per la seconda caparra provenienti dalla Isole Vergini, forse però tra tutto questo mistero qualcosa si è scoperto su chi ci potrebbe essere dietro la SES.

Nelle mail inviate, per lo scambio dei documenti necessari per il transito dei soldi della seconda caparra, compare tra i destinatari anche una casella di posta elettronica riconducibile alla China Huarong, una società finanziaria cinese che quindi potrebbe essere lei il deus ex machina di tutta questa intricata vicenda.