Lavoro part time e Naspi, quando è possibile prendere il sussidio e quando non lo è!

L’indennità per disoccupati Inps è erogata anche se il contratto di lavoro è un part time, ma ci sono delle eccezioni

Si chiama Naspi l’indennità per disoccupati che spetta ai lavoratori che involontariamente perdono il proprio posto di lavoro. Tale indennità è assoggettata, oltre alla perdita involontaria del lavoro, anche ad una serie di altri requisiti specifici di anzianità del lavoro e di durata dello stesso. Se si lavora part time si ha diritto alla Naspi? Un quesito comune a molti proprio perché per percepire la Naspi occorrono determinati periodi di contribuzione e lavoro negli ultimi 4 anni e nei 12 mesi che precedono la domanda. Al quesito in linea generale si può rispondere affermativamente, cioè che anche il lavoratore con contratto part time, una volta perduto il proprio posto di lavoro, può ricevere l’indennità per disoccupati, tranne in alcuni particolari casi.

I requisiti

Per poter rientrare nel perimetro di fruizione della Naspi occorrono almeno 30 giornate lavorative nei 12 mesi che precedono la data di perdita del lavoro e 13 settimane di contributi nei 4 anni precedenti la stessa data. Questi requisiti sono a giornate di lavoro e non ad ore e pertanto per avere diritto alla Naspi non si considera un minimo di ore lavorative. Ecco perché anche con le giornate di lavoro con orario ridotto tipiche del part time, si può comunque percepire la Naspi. Le 30 giornate di lavoro nei 12 mesi precedenti sono considerate valide anche se sono state svolte con orari inferiori alle 8 ore al giorno di lavoro.

Il lavoro domestico ed il minimale settimanale

Quanto detto sopra però non trova applicazione nel lavoro domestico perché in questo particolare settore, dove non è possibile verificare bene il requisito delle 30 giornate di lavoro, occorre completare almeno 5 settimane di lavoro nei 12 mesi precedenti la domanda. Nel lavoro domestico una settimana piena di contributi utili alla Naspi è data da almeno 24 ore di lavoro settimanale svolto. Per verificare il requisito delle settimane utili, occorre dividere per 24 le ore lavorate nel mese. Il requisito dell’anzianità nei 4 anni precedenti la data di perdita del lavoro presenta in molti casi alcune particolarità che mettono a rischio il raggiungimento delle soglie per i lavoratori part time. Se la percentuale di ore di lavoro part time nei 4 anni precedenti è molto bassa, può succedere che i contributi previdenziali versati non vadano a coprire del tutto i minimali settimanali previsti. Al riguardo occorre ricordare che il minimale settimanale per l’accredito dei contributi per un lavoratore dipendente è pari al 40% del trattamento minimo della pensione come stabilito dall’Inps ogni gennaio. In pratica, affinché venga accreditata un’intera settimana di contributi, la retribuzione imponibile settimanale del lavoratore deve superare o essere pari al 40% del trattamento minimo di pensione Inps, cioè poco più di 200 euro. Se tale soglia non è centrata, occorrerà utilizzare più giornate di lavoro per rientrare nella settimana piena di contribuzione ed è così che pur lavorando 365 giorni all’anno, spesso i lavoratori con contratti part time molto corti come orario, si trovano accreditate meno delle 52 settimane di contribuzione che un lavoro per un anno intero dovrebbe garantire.