Italia: immigrazione record dal 2000. Problema o ricchezza? Ecco il rapporto dell’Ocse

Italia e Spagna sono i paesi Ue con la più alta crescita di immigrati dagli anni 2000. Un rapporto Ocse sull’immigrazione in Italia evidenza alcuni dati interessanti sul fenomeno

L’Ocse, ovvero l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ha svolto una lunga ricerca dal nome «L’integrazione degli immigrati e dei loro figli in Italia» nella quale ha analizzato i flussi migratori e le ripercussione economiche, lavorative e sociali sull’Italia negli ultimi 14 anni. Dalla ricerca emergono dati interessanti: si evidenza in primis la crescita costante dell’immigrazione verso l’Italia, ma anche l’apporto lavorativo che gli stranieri portano al nostro paese a fronte di un’integrazione sociale ancora poco sviluppata.

Immigrazione record
Il primo dato che emerge dal rapporto dell’Ocse è la vera e propria invasione di immigrati sul territorio italiano dagli anni 200 ad oggi. Il flusso migratorio verso l’Italia, secondo l’Ocse «ad eccezione della Spagna, è senza eguali fra gli Stati membri». Negli ultimi 14 anni infatti gli immigrati sono più che quadruplicati, toccando quota 4,5 milioni, ovvero il 10% della popolazione in età lavorativa. Numeri simili di immigrati si ritrovano in tutta l’Unione soltanto in Spagna, anch’essa interessata da un’inteso flusso migratorio.

Negli anni passati l’immigrazione trovava la sua spinta nella ricerca di lavoro e migliori condizioni di vita, recentemente invece i motivi che spingono tanti stranieri verso l’Italia sono i ricongiungimenti familiari e le questioni umanitarie.

Lavoro
In un momento di grave crisi occupazionale spesso gli immigrati sono accusati di «rubare» il lavoro ai nativi italiani. Ma secondo il rapporto dell’Ocse, gli immigrati si sono posizionati in determinate aree lavorative sempre più evitate degli italiani in cerca di lavoro. Per questo motivo il rapporto parla degli immigrati come di «una componente strutturale della forza lavoro del nostro paese».

Nel settore edile per esempio la forza lavoro straniera rappresenta il 50% del totale, così come, parlando delle lavoratici, il 50% di donne delle pulizie e badanti sono immigrate. Ai dati ufficiali si aggiunge una vasta sacca di lavoro in nero che l’organizzazione stima in circa il 10% dell’economia nazionale, ma che probabilmente interessa i lavoratori stranieri, così come quelli italiani.

In generale il tasso di occupazione degli immigrati è, secondo il rapporto, «lievemente superiore a quella dei nativi: un fatto unico nell’Ocse, che suscita quesiti sulla fattibilità di misure rivolte agli immigranti, in una situazione in cui anche i nativi devono affrontare difficoltà per accedere al mercato del lavoro». Accettare pessime condizioni di lavoro e paghe bassissime, soprattutto nelle regioni del sud, permette agli immigrati di accaparrarsi più lavoro degli italiani, dando però vita ad una vera e propria guerra tra poveri.

Integrazione
Il rapporto fa notare come in Italia vi siano meno misure a favore dell’integrazione rispetto ad altri paesi che hanno una tradizione più antica di immigrazione. Il nostro paese ha subìto passivamente il rapido aumento del flusso migratorio verso il nostro territorio senza attrezzarsi per accogliere e convogliare positivamente l’ingente quantità di stranieri. Non esistono per esempio programmi nazionali che prevedano alcun tipo di formazione linguistica orientata al mondo del lavoro.

Accompagnano la ricerca dell’Ocse un rapporto e delle raccomandazioni del Cnel in cui si legge: «Vanno finalmente compiute scelte decisive di politica nazionale per dare senso e forza alle politiche territoriali per l’integrazione, da un nuovo diritto di cittadinanza con un ius soli temperato (iniziando dai giovani nati in Italia e comunque con la formazione di base nel nostro Paese) al riconoscimento del voto amministrativo».