Il 730 diventa pignorabile se si hanno cartelle esattoriali

Nel decreto fiscale potrebbe entrare una misura che faciliterà le operazioni di riscossione del Concessionario bloccando e tagliando i rimborsi del 730.

Aspetti un rimborso Irpef perché il tuo 730 ha prodotto un saldo a credito nei tuoi confronti? Dal 2020 il rimborso atteso con la busta paga di luglio o agosto, o con il rateo di pensione di agosto, potrebbe non arrivare o nella migliore delle ipotesi potrebbe arrivare tagliato. Un evento che potrebbe riguardare 750mila degli oltre 14 milioni di contribuenti che producono la dichiarazione dei redditi ed hanno un credito di imposta da recuperare.

Sarà il decreto fiscale, il documento collegato alla legge di Bilancio a sancire questo evento. Infatti un punto su cui il governo sta pensando di intervenire è quello della riscossione dei debiti diventati ruolo dei contribuenti. Nella maxi operazione che l’esecutivo ha in mente per contrastare l’evasione fiscale e per fare cassa, al limite all’uso del contante, alla lotteria degli scontrini ed agli sconti per chi usa sistemi di pagamento elettronici, potrebbe aggiungere anche il pignoramento del rimborso da 730 o da Modello Unico.

Rimborsi a rischio?

Con le dichiarazioni dei redditi 2020 potrebbe entrare in scena questa autentica novità da parte dell’esecutivo Conte bis. Se un contribuente ha cartelle esattoriali non pagate, con questo provvedimento, Agenzia delle Entrate Riscossione potrebbe bloccare un rimborso fiscale e pignorare la parte che serve a compensare l’importo della cartella o delle cartelle che un contribuente ha in pendenza. Un pignoramento vero e proprio, perché nel caso in cui una dichiarazione dei redditi producesse un disavanzo Irpef a favore del contribuente, le Entrate prima di autorizzare il rimborso da parte del datore di lavoro o in maniera autonoma per chi utilizza il 730 senza sostituto o il modello Redditi Persone Fisiche, dovranno chiedere ad Agenzia delle Entrate Riscossione l’eventuale presenza a nome del contribuente di cartelle non saldate. Solo se il concessionario alla riscossione desse il via libera, cioè confermasse l’assenza di debiti di questo genere, il rimborso verrebbe autorizzato. Nel caso contrario invece il rimborso verrebbe bloccato e ciò che avrebbe dovuto prendere il contribuente, sarà utilizzato dal concessionario in compensazione di quelle cartelle.

Il principio della compensazione

Se quanto il contribuente avanza dal Fisco coprirà l’ammontare del debito, la cartella verrà cancellata perché di fatto saldata. Se invece il rimborso fiscale sarà inferiore alla cartella, lo stesso servirà come acconto del saldo definitivo della cartella. Al contribuente in pratica, potrebbe spettare solo la parte eccedente il suo debito nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni che hanno deciso di dare ad Agenzia delle Entrate Riscossione il compito di provvedere all’incasso.

Tale provvedimento che per adesso è soltanto una ipotesi visto che il decreto fiscale è allo stato di bozza, non riguarderebbe però i contribuenti che hanno aderito alle rottamazioni delle cartelle o al saldo e stralcio, oppure chi ha scelto di richiedere un pagamento dilazionato ad Agenzia delle Entrate Riscossione.