Guerra in Ucraina: quali sono gli effetti sul settore agroalimentare?

Il conflitto attualmente in atto in Ucraina crea anche conseguenze che si ripercuotono sui settori produttivi

Il periodo storico che si sta vivendo porterà conseguenze anche economiche. Si parla molto dei rincari del carburante e dell’energia, ma anche l’agroalimentare è destinato a patire dei cambiamenti non positivi. Sullo scenario, nel corso di un’intervista rilasciata a Controcampo (in onda sulla pagina Facebook de Il Messaggero), si è espresso il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti.

Guerra in Ucraina, la ricerca di soluzioni per le conseguenze

«Anche di questo stiamo discutendo» ha ammesso l’esponente del governo, confermando gli scenari che stanno portando ad un aumento dei prezzi. È noto come la guerra in Ucraina stia riguardando un territorio che rappresenta un bacino importante di forniture di materie prime, con il grano in primis.

Le mancate esportazioni del Paese, così come le sanzioni contro la Russia, portano inevitabilmente ad una decrescita della disponibilità ed ad un aumento dei prezzi. «Ci sono - ha spiegato Giorgetti - degli effetti incredibili sui cereali, sul grano. Dobbiamo sopperire andando a cercare altri mercati di fornitura, che non sono quelli ucraini o russi. Tutti quanti, però, vanno a cercare altri mercati di fornitura, quindi inevitabilmente i prezzi salgono perché l’offerta è quella».

I problemi dell’aumento dei prezzi

Non è previsto che nelle prossime settimane si possa avere una carenza dei prodotti, ma il problema potrebbe essere un altro. «Si troveranno - ha dichiarato Giorgetti - ma il problema è il prezzo di questi prodotti». Le criticità descritte andranno a toccare direttamente un paese come l’Italia, considerate le sue abitudini alimentari. «Già - ha dichiarato il ministro - la pasta che è l’alimento principale delle nostre tavole ha subito un incremento di prezzo che comincia a diventare significativo».

Guerra in Ucraina: c’è anche la ricerca di alternative

L’alternativa, in questa fase, è quella di cercare altri mercati per le materie prime, ma il rapporto tra domande ed offerta resta un incognita. «Adesso - ha proseguito Giorgetti - andremo a comprare grano, per ipotesi, in Canada. Sì, andiamolo a comprare. Fra quanto tempo? E a che prezzo?».

Interrogativi che lasciano presupporre come la soluzione non è a portata di mano. «L’auspicio - ha evidenziato il ministro dello Sviluppo Economico - di tutti è che la crisi in Ucraina si risolva. Però prima di tornare alla normalità, temo che sarà necessario un po’ di tempo ammesso che si trovi una composizione tra le parti».

Grano: alte percentuali di importazione per il fabbisogno nazionale italiano

Una settimana fa era arrivata la segnalazione di Coldiretti rispetto al fatto che il grano, dall’inizio della conflittualità in Ucraina, era aumentato del 38%. Un problema significativo per un paese come l’Italia che, in base alle stime, importa il 64% del fabbisogno nazionale di grano per la produzione di pane e biscotti. Ecco perché la situazione viene valutata con attenzione.