Grillo: respinto ricorso. Deve pagare 577 mila euro di Irap

Beppe Grillo non avrà indietro i 577 mila euro versati negli ultimi 5 anni per l’imposta Irap. Dovrà pagare tutta la tassa, fino all’ultimo euro. Questa, la decisione della commissione tributaria della provincia di Genova a cui Grillo ha fatto ricorso per riavere dall’Agenzia delle Entrate i soldi versati a titolo Irap.

Irap

L’Imposta regionale sulle attività produttive colpisce il valore della produzione netto delle imprese, ossia, in termini generali, il reddito prodotto al lordo dei costi per il personale e degli oneri e dei proventi di natura finanziaria. Grillo, dal 2006 al 2010, ha versato 577.296 euro per pagare l’imposta Irap per il suo lavoro di artista.

Il ricorso di Grillo

Nel 2011 Grillo ha fatto ricorso alla commissione tributaria di Genova dichiarando “di esercitare la propria attività professionale di artista mediante lo svolgimento e interpretazione personale di performance teatrali originali, scritte ed elaborate dallo stesso autore in modo del tutto personale, avvalendosi - per l’organizzazione degli spettacoli - di una società che non è in alcun modo collegata al ricorrente, né quest’ultimo risulta essere socio”. Grillo sostiene di svolgere il suo ruolo di artista e comico in maniera del tutto indipendente e personale senza ricorrere a l’uso di dipendenti fissi o ad una organizzazione che ne sostenga il lavoro. Non vi sarebbero, quindi, i presupposti per considerare il suo lavoro come attività produttiva sulla quale possa gravare l’imposta Irap.

La sentenza

I giudici della commissione tributaria ligure, però, non hanno preso per buona la tesi di Grillo riscontrando, al contrario, alla base del suo lavoro una struttura e dei collaborati fissi che ne fanno un’attività produttiva soggetta al pagamento dell’Irap. “La tesi difensiva non può essere accolta”, scrive la commissione. Va bene la villa a Sant’Ilario con stereo e pianoforte dove Grillo è solito chiudersi per scrivere i testi dei suoi spettacoli; ma l’aggiunta di macchinari elettronici e soprattutto la collaborazione continuativa e retribuita di alcuni aiutanti ne fanno una struttura più complessa di quella descritta dal comico. I giudici sottolineano che tra i cosiddetti beni strumentali posseduti da Beppe Grillo ve ne sono alcuni che paiono “eccedere il minimo indispensabile per l’esercizio dell’attività.” Ma la sentenza si basa soprattutto sul ruolo degli aiutanti di Grillo e le loro collaborazioni che “hanno carattere continuativo e non occasionale, essendo riscontrabili in ogni annualità d’imposta. La continuità di erogazioni, costituisce tuttavia un significativo e decisivo indicatore dell’esistenza di un’autonoma organizzazione. Si pensi, ad esempio, alle collaborazioni nella stesura dei testi, all’attività di ricerca, oppure semplicemente alla risoluzione dei problemi pratici che l’artista non ha il tempo di affrontare.”

La reazione

Pochi giorni dopo la sentenza, depositata il 14 novembre, sul blog di Beppe Grillo è apparso un contributo dal chiaro titolo “aboliamo l’IRAP, l’Imposta RAPina che tassa imprese anche in perdita e penalizza chi ha più lavoratori” e preannuncia un’azione da parte dei componenti del movimento, da presentare nel corso della prossima legislatura, per eliminare questa tassa.