Election day 2013: quanto ci costa? Scoppia la polemica tra i partiti

Altra giornata movimentata per la politica italiana. Questa volta a scaldare gli animi la proposta di un election day in cui accorpare le elezione politiche e regionali. Sul tema si scontrano Pd da una parte e Pdl e Udc dall’altra che fanno leva sul risparmio di 100 milioni di soldi pubblici. Ma intanto la regione Lazio ha perso 356 milioni di euro di fondi europei.

Politiche e regionali 2013: quanto ci costano?

Violento scontro nella maggioranza che sostiene il governo Monti intorno alle date fissate per la prossime elezione e la possibilità di indire un election day. Come sappiamo, nella primavera del 2013, dopo la naturale fine del governo Monti, gli italiani saranno chiamati a votare per le elezioni politiche e i cittadini di Lazio, Molise e Lombardia per il rinnovo dei consigli regionali. Il Pdl propone un election day in cui gli italiani siano chiamati a esprimersi in entrambe la votazioni.

Il governo avrebbe fissato le regionali per il 10-11 febbraio e le politiche per aprile, allo scadere della legislatura. Questa decisione dell’esecutivo avrebbe l’effetto di portare allo scontro i partiti, divisi tra coloro che si dichiarano favorevoli all’election day e chi concorda con il governo per le due date distinte.

Favorevoli all’Election day

Angelino Alfano insiste sulla necessità dell’election day, attuabile anticipando le politiche o posticipando le regionali. Nel corso di un vertice, tenutosi ieri a Palazzo Grazioli, tra Berlusconi, Verdini, Letta e Alfano i vertici del partito hanno deciso di spingere verso l’election day arrivando a minacciare la crisi di governo togliendo la fiducia all’esecutivo.

La sorpresa è che a fianco del Popolo delle Libertà si schierano anche l’Udc di Pierferdinando Casini e Fli di Gianfranco Fini.

Il leader di Fli premette: “lo scioglimento delle Camere è prerogativa del Capo dello Stato, sentiti i presidenti delle Camera, così come indire le elezioni per le Regioni spetta al Governo”, ma aggiunge che fissare un election day per il voto sarebbe “non solo opportuno per il risparmio che porterebbe, ma anche perché preoccupa una campagna elettorale che è già cominciata e che durerebbe cinque mesi, con un clima politico arroventato che non farebbe bene al Paese”. Secondo coloro che sostengono l’election day, infatti, la decisione di votare in due date distinte comporterebbe lo spreco di circa 100 milioni di soldi pubblici.

Contrari all’Election day

Il segretario del Pd Pierluigi Bersani si dice a favore del voto per le regionali a febbraio in attesa del rinnovo del Parlamento ad aprile. Il leader democratico risponde anche a chi insiste sull’election day per evitare lo spreco di denaro pubblico: «Si parla di risparmi, ma lo si sa che la Regione Lazio sta perdendo 650 milioni di fondi europei e che è in crisi da settembre?». Bersani ribadisce che la data per le regionali è stabilita dalla legge e si oppone fortemente all’ipotesi dell’election day almeno fino a quando non ci sarà una nuova legge elettorale. Anticipare le politiche significherebbe staccare la spina al governo Monti e rimandare il rinnovo dei Consigli delle tre Regioni avrebbe comunque un costo elevato. Infatti, secondo uno studio del Cna laziale la regione avrebbe perso 356 milioni di fondi europei e, dalla data in cui si è dimessa Renata Polverini al 10 febbraio (ipotetica data delle regionali), mantenere l’assemblea ormai inattiva costerà circa 40 milioni di euro.

Intanto, il premier Monti, date le tensioni interne alla maggioranza, sul tema election day, è andato al Quirinale a riferire al Capo dello Stato le posizioni dei vari partiti che sostengono l’esecutivo. Secondo alcune anticipazioni in merito, le elezioni si potrebbero svolgere a marzo, una domenica intermedia tra le regionali di febbraio e la scadenza naturale delle politiche ad aprile. Queste le posizioni e le ipotesi, ma la partita sull’election day è ancora tutta da giocare.