Costa Concordia: per le assicurazioni e’ il salvataggio più costoso di sempre

Lo scrive il tabloid britannico Daily Mail: il costo dell’operazione sarà di più di 2 miliardi di dollari, un salasso per le assicurazioni coinvolte.

L’operazione di recupero della Costa Concordia è il naufragio più costoso di sempre, visto che costringerà gli assicuratori a sborsare la cifra record di 1,2 miliardi di sterline, 2 miliardi di dollari.

A dirlo è il quotidiano britannico Daily Mail.

La nave semisommergibile
Secondo le fonti consultate dal quotidiano, l’aumento vertiginoso dei costi deriva dal fatto che il governo italiano ha deciso che la rimozione del relitto avverrà a Genova, e non sul luogo, pezzo per pezzo, come avviene di solito.

La scelta del governo è stata fatta per non compromettere la fauna e la flora del Giglio, e per limitare l’impatto ambientale di un isola già provata dal naufragio del gennaio del 2012.

Il Daily mail sottolinea inoltre che probabilmente per trascinare la Concordia fino al Porto di Genova sarà necessaria una modernissima e costosissima nave semisommergibile per spingere lentamente, ma con decisione, la nave attraverso il Mar Tirreno.

La paura delle assicurazioni
Proprio per la delicatezza delle operazioni, le assicurazioni coinvolte (Aon, Generali, LLoyd’s) seguono molto da vicino le operazioni, anche perchè sono loro, insieme alla Costa Crociere - a pagare il conto.

Ma non solo, perché le assicurazioni dovranno anche pagare - quanto e a chi lo deciderà il processo in corso - più di 3 miliardi di euro di risarcimenti.

Per questo, inoltre, le assicurazioni guardano le grandi navi da crociera con sempre maggiore preoccupazione. Anche perché la rimozione delle Concordia è un precedente di cui tutto il settore ne terrà conto in futuro.

Il capitano Rahul Kanna specialista dell’assicurazione navale presso la compagnia Allianz, ha infatti spiegato:

"Gli assicuratori avvertono che la moderna navigazione marittima sta creando la possibilità di perdite molto maggiori, poiché le navi crescono di dimensione e cominciano a usare remote rotte artiche. Qualora si verificasse una perdita nell’Artico, sarebbe un incubo logistico organizzare i soccorsi e il recupero"