Calcio in Cina: ecco perché la Cina vuole conquistare il football europeo

Calcio in Cina, perché Pechino punta tutto sul football? Ingaggi da capogiro e scambio tecnico, ma anche ponte diplomatico e incursione in un mercato redditizio.

Il calcio in Cina è ormai una realtà: calciomercato stellare con offerte e ingaggi da capogiro, cifre astronomiche e un progetto ambizioso che punta ai mondiali e a una vera e propria supremazia sportiva. Perché la cina punta tutto sul calcio? In questo articolo vediamo cosa rientra nei piani di Pechino per voler investire così tanto sul mondo del football, attingendo a piene mani dal calcio europeo e non solo.

Calcio in Cina, moda del momento o nascita di una tradizione? Sicuramente il calcio in Cina non può essere paragonato al calcio negli Stati Uniti, e neanche lontanamente al calcio europeo, culla di questo sport. Perché la Cina sta investendo così tanto nel calcio? I motivi sono tanti, perché gli affari sono molteplici e in più direzioni: dall’acquisto di giocatori provenienti dal calcio europeo e sudamericano, a quello degli allenatori europei, e infine direttamente dei club del vecchio continente.

Negli ultimi quattro anni il calcio in Cina è cresciuto da tutti i punti di vista: fino al 2014, i soldi spesi dai club delle prime due divisioni di calcio cinese non superavano i 100 milioni di euro, cifra cresciuta l’anno successivo a 170 milioni, e l’anno dopo ancora a 250 milioni complessivi. Nella finestre di mercato 2016/2017 sono già stati spesi dal calcio cinese più di 220 milioni di euro soltanto dalle squadre della prima divisione.

Tra gli ultimi acquisti altisonanti ci sono i brasiliani Hulk e Oscar, ingaggiati dallo Shanghai SIPG rispettivamente per 55 e 60 milioni di euro, e Tevez approdato allo Shanghai Shenhua, dove incasserà 38 milioni di euro netti a stagione per due anni.

La particolarità del calcio in Cina, e forse la maggiore differenza con quello degli Stati Uniti del MLS è che i protagonisti non sono - ad esclusione proprio di Tevez - dei campioni a fine carriera, bensì calciatori che sono appena entrati nel vivo del calcio, astri nascenti, proprio come Oscar, che ha 25 anni ha deciso di lasciare il Chelsea per andare a giocare in Cina, “dove non si gioca a pallone ma ti offrono molti soldi” ha chiosato Jurgen Klopp. “L’Europa dovrebbe preoccuparsi. La Cina ha i mezzi economici per saccheggiarci”, ha messo in guardia Wenger.

Nel calcio “Made in China” non solo calciatori, ma anche tecnici e allenatori, da Marcello Lippi al giovane Fabio Cannavaro, e l’acquisto di club importanti anche in Serie A, come Milan e Inter. Insomma il calcio cinese si sta muovendo in modo massiccio e sembra seguire un progetto ambizioso che porti una crescita del football sotto la muraglia che porti ai Mondiali di Cina.

Vediamo perché la Cina punta tutto sul calcio, guardando non solo alle operazioni più note e una breve storia di crescita, ma anche ai progetti futuri e a come Pechino riuscirà ad ospitare i Mondiali di calcio, cercando di capire se il calcio cinese è una bolla destinata a sgonfiarsi o un vero e proprio passo in avanti dello sport.

Calcio in Cina: storia di un progetto ambizioso

Che sia una moda passeggera o un futuro d’oro, per ora il calcio cinese ha mostrato una crescita non indifferente negli ultimi anni, vista perlopiù come una minaccia, e raramente come un’opportunità. Di certo, alcuni giocatori non si sono fatti ripetere due volte l’invito a militare nel campionato cinese, come ad esempio Pellè. Altri, da Messi a Cristiano Ronaldo e tanti altri, hanno più volte rifiutato l’invito, volendo rimanere grandi nel calcio che conta.

Nel calcio i soldi non sono tutto, e se per i calciatori entra ancora in gioco l’orgoglio personale e i sogni di gloria nei club storici di questo sport, per alcuni club il calcio cinese può essere un’opportunità di crescita e di sviluppo. Proprio in Cina, dove il calcio non ha mai contato molto. Pochi appassionati e pochi praticanti, tanto che la nazionale cinese è riuscita a qualificarsi ai mondiali solo nel 2002, e fino a pochi anni fa era al posto 105 nel ranking Fifa, oggi salita al posto 86.

Il campionato cinese è una lega professionistica dal 1994 e il primo calciatore cinese ad arrivare in Serie A fu Ma Mingyu al Perugia nel 2000 e la crescita, nonostante i grandi investimenti negli impianti, è progredita a ritmi bassi fino al 2011, quando la Cina ha bussato alla porta del calcio mondiale, soprattutto con un interessante mercato in entrata: l’allora sconosciuto Guangzhou ingaggiò Dario Conca dalla Fluminense, primo affare di una lunga serie.

Il secondo trasferimento fondamentale è stato quello nel 2012 di Marcello Lippi: 30 milioni di euro per tre anni come tecnico del Guangzhou, dove riuscì a vincere tre campionati di fila, una Coppa di Cina e una Champions asiatica, anche grazie all’aiuto di tre esperti tra cui Cannavaro, che è rimasto in cina come allenatore. Oggi Lippi è tecnico della nazionale cinese, e ha il duro compito di riuscire nella qualificazione ai mondiali del 2018.

Il calcio cinese non attinge solo dai campionati europei, ma anche dal Sud America, tanto che il Corinthians, squadra brasiliana molto titolata è stata praticamente privata di ben otto giocatori. La caratteristica principale è che non sono solo i top player a fine carriera a concedersi al calcio del Paese esotico come avviene ancora per gli Stati Uniti, vedi Gerrard, Pirlo, Beckham, e molti altri, ma soprattutto sono i giovani talenti a preferire i guadagni stratosferici alla gloria di una carriera in Europa o in Sud America.

Calcio in Cina, moda passeggera o business in crescita?

Prima di determinare se il calcio in Cina sia una bolla destinata a sgonfiarsi, ci vuole ancora qualche anno. Per il momento cerchiamo di capire quali sono gli obiettivi della Repubblica Popolare Cinese con il mondo del football.

Dietro agli investimenti c’è la volontà del presidente cinese Xi Jinping, 62 anni e una collezione di maglie dei calciatori. Quella del numero 1 cinese non è soltanto una passione, ma quasi un’ossessione, che lo ha portato a dichiarare di voler trionfare in un Mondiale di calcio entro 15 anni. Una volontà velleitaria, che può aver fatto sorridere, ma non troppo.

Oltre ai grandi acquisti sul calciomercato, oltre alle trattative per rilevare le società calcistiche, ci sono affari aperti su molti altri livelli del mondo del calcio, spesso poco noti al grande pubblico.

La Cina sta facendo di tutto per ospitare i mondiali 2026 e 2030 e c’è un piano governativo che stanzia 900 miliardi di dollari per far diventare la Repubblica Popolare Cinese la nuova patria mondiale del calcio.

Il calcio ora si insegna nelle scuole, per far partire dal basso la cultura del football, di pari passo con la costruzione di moderni centri sportivi che diventeranno collegi, ventimila, per la precisione, che nasceranno nel 2017 in tutto il Paese. Questa decisione si sposa con le restrizioni nel mercato che verranno adottate all’inizio della nuova stagione a marzo 2017 per limitare le spese pazze dei club cinesi e puntare di più sui giovani dei vivai.

Limitare le spese pazze serve anche a arginare i clamorosi debiti in cui versa il calcio cinese: 16 squadre della massima divisione hanno un buco enorme nei bilanci, con oltre un miliardo di perdite. Una tendenza che senza un’inversione di tendenza entro i prossimi due anni, potrebbe portare al collasso dell’intero progetto.

Calcio in Cina, ponte diplomatico come il Ping Pong di Mao

L’ingresso nei campionati occidentali più seguiti al mondo fa parte del piano di acquisire sempre maggiore visibilità, ma anche quella di penetrare il vecchio continente e magari tutto il mondo con ciò che di più piace agli occidentali: lo sport. La cina ha già in mano la tecnologia, ma con il calcio otterrebbe uno scambio culturale più forte. Amichevoli e partnership calcistiche riusciranno ad ammorbidire i rapporti tra occidente e Cina, come fu il Ping Pong per Mao.

La Roma da alcuni anni dedica maglie speciali o auguri speciali per il Capodanno Cinese, e ha gli occhi della Cina puntati addosso. Il Milan e l’Inter stanno diventando cinesi, il 13% del Manchester City è di una società cinese, venduto da Abu Dhabi United Group, il 20% dell’Atletico Madrid è in mano ai cinesi e anche l’Espanyol è cinese.

Il Manchester United sta acquistando parte di un canale visibile 24 ore al giorno in Cina, una novità assoluta maturata da un accordo con Sina Sports, con una stima di 108 milioni di cinesi interessati a seguire un canale tematico sulla squadra inglese.

La lista delle incursioni del calcio cinese in quello europeo sono molte: si può citare anche il main sponsor della Serie B portoghese, che si chiama ora Ledman LigaPro, in quanto sponsorizzata dalla cinese Ledman Optoelectronic di Shenzhen, con accordi che prevedono l’invio di assistenti allenatori in Portogallo e dieci giocatori cinesi da assegnare alle prime dieci squadre del campionato.

Il nostro Paese ha inoltre siglato un accordo con la federazione cinese che prevede scambi didattici e partite amichevoli dal calcio professionistico a quello femminile e al calcio a 5 tra nazionale italiana e cinese. Insomma, per imparare il calcio, la Cina ha puntato i tecnici italiani.

Se la Cina è sempre stata così lontana per l’occidente, con la presenza massiccia nel mondo del calcio l’occidente si abituerà a una Cina davvero vicina, che potrebbe iniziare a estendere la sua influenza partendo proprio dallo sport più amato dagli europei: il calcio.