Autogrill autostrade a rischio chiusura: migliaia di posti di lavoro in pericolo

Stazioni di servizio e pompe di benzina a rischio chiusura: migliaia di posti di lavoro in pericolo. Ecco perché e cosa prevede il nuovo piano autostrade.

Migliaia di posti di lavoro a rischio. Questo è la diretta conseguenza della crisi delle stazioni di servizio, su cui si è abbattuto lo spettro di un piano di razionalizzazione della rete autostradale, un restyling voluto dall’ex ministro delle Infrastrutture Lupi di concerto con il ministro dello Sviluppo Federica Guidi.

Cosa prevede il nuovo piano Autostrade?

Le novità più significative sono sostanzialmente due:

  • il ridimensionamento e/o la chiusura di ristoranti e pompe di benzina poco redditizi o in crisi;
  • una distanza minima tra due stazioni di servizio pari a 50 chilometri (oggi è pari a 29 km).

Secondo i calcoli della CGIL i posti di lavoro a rischio sarebbero

“dai 2 mila fino a 6 mila nella sola ristorazione”.

La scelta di procedere in questa direzione è giustificata dai numeri registrati nel triennio 2011-2013, in cui le 469 aree di servizio italiane hanno subito importanti cali nella vendita:

  • -35% nei carburanti;
  • -15% nella ristorazione.

A ciò si aggiunge che

"su tutta la rete autostradale a pedaggio il traffico è diminuito del 9%”.

Le ipotesi del Governo per risolvere la questione sono diverse. Dalla chiusura «delle stazioni insostenibili e marginali”, escluse quelle con “erogati superiori a 2 milioni di litri annui e fatturati superiori a 0,75 milioni di euro», alla stagionalizzazione, ovvero l’apertura di alcune stazioni solo nei periodi di maggiore traffico. In alternativa saranno previsti distributori automatici per la ristorazione e self service per i carburanti.

Insomma, come accade con gli sportelli automatici alle banche: le macchine sostituiscono l’uomo.

La reazione dei sindacati dei benzinai non si è fatta attendere: la decisione è stata seguita da un’ondata di scioperi e proteste. Faib Confesercenti, Fegica Cisl, Anisa Confcommercio hanno emesso aspri comunicati nei confronti del Governo, che sarebbe reo di favorire “gli amici e gli amici degli amici”, cioè i grandi gruppi dei concessionari, quindi Autostrade e Gavio in primis:

"Invece di aprire le stazioni alla concorrenza e chiedere un abbassamento delle royalties si mettono a rischio 460 imprese e 6.000 posti di lavoro, quelli dei nostri dipendenti. E anziché pretendere razionalizzazione delle aree e maggiore qualità, si consente agli ’amici’ concessionari di eliminare l’assistenza al pubblico attraverso la completa automazione, peggiorando il servizio al consumatore”.

Qual è la posizione di Autogrill? L’AD del Gruppo Gianmario Tondato Da Ruos ha annunciato di voler resistere, salvo, un giorno,abbandonare l’Italia. Una storia che si ripete. Niente di nuovo.

Inoltre l’AD critica che il Governo non abbia affrontato

"il tema delle royalties, le più care al mondo, in media al 18% dei ricavi, quando all’estero sono a una sola cifra”.

Lo sciopero del 15 aprile

Il 15 aprile sciopererà tutto il settore del turismo. Cristian Sesena, segretario nazionale Filcams Cgil, ha dichiarato tutta la sua preoccupazione:

"Abbiamo scritto ai due ministeri ma finora non abbiamo avuto nessuna risposta. Il settore è in profonda trasformazione, già grazie alle ultime gare molti ristoranti sono passati da Autogrill a soggetti nuovi, come la Sarni Maglione, che abbattono il costo del lavoro non applicando gli integrativi e scegliendo di non avere relazioni sindacali. Se consideriamo che dal 2008 si è fronteggiata la crisi aumentando l’incidenza del part time, e quindi diminuendo le ore ai lavoratori, comprendiamo che il comparto è già più che provato”.

La situazione sociale è drammatica, soprattutto al Sud, dove è più alta la percentuale delle stazioni. Ecco perché sul tema c’è un’interrogazione parlamentare, firmata da Patrizia Maestri e presentata da circa 15 deputati PD, i quali chiedono maggiori precisazioni ai ministri del Lavoro, Sviluppo e Trasporti ai fini di comprendere “quali iniziative intendano assumere a tutela dei livelli occupazionali delle aree di servizio autostradale”, poiché i criteri sinora individuati non sembrano adeguati.

Sullo sciopero del 15 aprile di un comparto strategico, ora che siamo in «dirittura d’arrivo» per l’Expo, nonostante sembri che sia completo solo il 9% delle opere ad un mese dalla partenza, Cristian Sesena della Filcams Cgil spiega:

"Vogliamo contrastare la narrazione fatta dal governo, secondo cui con Expo tutto va bene. I lavoratori del turismo aspettano il rinnovo contrattuale da 24 mesi, e le aziende chiedono di tagliare i permessi, la malattia, le clausole sociali per conservare il posto al cambio di appalto. A Renzi diciamo: l’Expo, e anche il Giubileo, funzioneranno se tutti gli operatori si sentono ugualmente rispettati”.