9 canzoni italiane che in realtà sono cover

Ecco nove canzoni che davate per scontato fossero patrimonio della nostra identità e che invece sono cover di (in)successi d’oltreoceano. Ne rimarrete sorpresi!

Ecco nove canzoni italiane che in realtà sono cover. Purtroppo dopo aver letto questo articolo le vostre certezze crolleranno. Se pensate che brani intramontabili che resistono al passare del tempo e che tutti conoscono fossero prodotto del genio italiano, vi sbagliate.

Fino a qualche decennio fa infatti era prassi comune delle case discografiche quella di farsi inviare periodicamente la classifica dei successi americani e, dopo averla attentamente studiata, venivano estratte due o tre canzoni. A quel punto si rimaneggiava un po’ l’arrangiamento, si confezionava un testo italiano che spesso non c’entrava nulla con quello originale e, voilà, la canzone era pronta per essere venduta.

In alcuni casi sono state prodotte delle boiate senza fine e la cover italiana risultava essere un pallido esempio di imitazione rabberciata. In altri, invece, l’adattamento in italiano è risultato essere molto più gradevole ed efficace rispetto alla versione originale, arrivando addirittura ad oscurarla e a rendere la cover un evergreen.

Ecco dunque 9 canzoni italiane che in realtà sono cover.

9 canzoni italiane che in realtà sono cover

  1. Città vuota - Mina. Uscita nel dicembre 1963, con gli anni è diventata uno standard, recentemente riportata in auge dalla pubblicità di Dolce&Gabbana. Un brano bellissimo, ritmato, con un possente giro di basso che sottolinea le battute. Se lo si ascolta con attenzione ha un sapore black. E in effetti la canzone, il cui titolo era It’s a lonely town, era in origine cantata da Gene Mc Daniels, un cantante di colore, beniamino del Northern Soul.
  2. Taratata Mina. Vediamo ancora Mina come capitana delle cover. Taratata era un divertente motivetto scacciapensieri che fece molto successo nell’estate del ’66. Molti la chiamano erroneamente Fumo blu. Il titolo esatto invece è proprio Taratata (Tara – ra – ta -ta). Il brano originale era interpretato dall’adolescente Bernadette Carroll con il titolo Try your luck. Tuttavia l’adattamento italiano fu costruito sulla versione proposta dal gruppo vocale maschile The Four Coins
  3. È l’uomo per meMina. Altro grande classico della tradizione italiana. Chi non ricorda l’accattivante giro di archi con cui inizia la canzone? Questa bella marcetta in crescendo purtroppo non è uscita dalle mani di un italiano. La versione originale è stata interpretata da Jody Miller con il titolo He walks like a man. In linea generale il senso del brano è stato rispettato, tuttavia l’interpretazione di Mina ha completamente oscurato quella dell’interprete originale.
  4. Ragazzo triste Patty Pravo. Canzone d’esordio della sedicenne e controversa Nicoletta Strambelli in arte Patty Pravo. Scalò le classifiche con questo bel brano beat nel lontano 1966. Peccato però che la canzone originale porti le firme e l’interpretazione di Sonny e Cher. Già, sì, l’inossidabile Cher cantava in origine Ragazzo triste il cui titolo in inglese era But you’re mine.
  5. Bandiera GiallaGianni Pettenati. Non c’è festa che si rispetti in cui non venga suonato questo evergreen caratterizzato da un virtuosistico flauto che accompagna il ritornello. In italiano il flauto non ha molto senso se non quello di impreziosire l’arrangiamento ma, appena sappiamo il titolo originale, ecco che il piffero di sottofondo acquista un senso. Bandiera Gialla era in realtà The Pied Piper, (trad.il piffero magico) e la cantava uno sconosciuto Crispian St Peters.
  6. Stai lontana da meAdriano Celentano. Uno standard del molleggiato più famoso d’Italia, questo twist indiavolato spopolò nell’estate del 1962 stravincendo la prima edizione del Cantagiro. Orde di ragazzini si sono slogati le ginocchia a furia di ballare questa canzone ma anche qui però siamo di fronte ad una cover. Il cantante era quel Gene Mc Daniels incontrato sopra per Città vuota. Il titolo The tower of strenght.
  7. Cuore Rita Pavone. Forse la canzone più nota del repertorio pavoniano. Milioni di ragazzine hanno sospirato di fronte ad un giradischi in quel 1963 mentre una disperata Rita condivideva pene d’amore col proprio cuore. Fece talmente successo che la cantò anche in spagnolo, francese e inglese. L’ultima lingua è però quella originale del brano. Infatti Cuore si chiamava in realtà Heart (I Hear you beating) ed era cantata da un giovanissimo ragazzo di nome Wayne Newton.
  8. Se perdo anche teGianni Morandi. Lato b della famosissima C’era un ragazzo che come me... a trainare il successo di questo singolo tuttavia fu anche Se perdo anche te, bel brano dalle sonorità folk e beat. Tuttavia l’interprete originale è addirittura Neil Diamond che la compose e la scrisse con il titolo di Solitary man.
  9. A chiFausto Leali. Forse il brano di maggior successo del cantante bianco dalla voce nera. Un bellissimo blues urlato a pieni polmoni che nel 1967 scalò le classifiche di vendita. In realtà la canzone era già stata incisa qualche anno prima, nel 1961, con il titolo Hurt, da una cantante italo americana dotata di una voce particolarissima e molto amata da Elvis Presley: Timi Yuro.