Telecamere in casa per controllare la badante? si può spiare il lavoratore?

Lo Statuto dei lavoratori vieta il controllo dei propri dipendenti con strumenti di sorveglianza, ma il lavoro domestico ha norme differenti

Controllare la badante o la colf con telecamere di videosorveglianza è legale o meno? La tipologia alquanto particolare di questo lavoro lo rende differente da tutti gli altri perché la sede del lavoro è quasi sempre la casa di abitazione della famiglia dalla quale il lavoratore o la lavoratrice è assunta. A regolamentare questa fattispecie di situazione per il mondo del lavoro ci pensa lo Statuto dei lavoratori. Per il lavoro domestico però le regole imposte per tutti gli altri settori non valgono come confermato anche dalla Corte Costituzionale. Vediamo nel dettaglio cosa prevede la normativa generale e quella specifica del settore domestico, anche e soprattutto in relazione alle problematiche di privacy che le telecamere o qualsiasi altro sistema di sorveglianza possono comportare.

Telecamere per sorvegliare il dipendente vietate dallo Statuto

È fatto divieta al datore di lavoro di andare ad istallare telecamere con lo scopo di controllare l’operato dei propri dipendenti durante le ore di lavoro. Il divieto è contemplato dallo Statuto dei lavoratori. Nel caso in cui per il datore di lavoro risulti essere necessario provvedere a sistemi di videosorveglianza per scongiurare e prevenire furti o per salvaguardare la sicurezza degli stessi lavoratori o di soggetti terzi, occorre ottenere o il consenso da parte dei sindacati o alternativamente l’autorizzazione da parte della Direzione Territoriale del Lavoro. Inoltre occorre rendere nota la presenza delle videocamere ai lavoratori. In linea di massima quindi, controllare il lavoratore senza previo accordo non è possibile con le telecamere, ma è concesso per tablet, smartphone, Gps sulle auto aziendali o sui sistemi di controllo delle presenze.

Nel lavoro domestico si può!

L’equiparazione del lavoro domestico con le altre tipologie di lavori è stata esclusa dalla Corte Costituzionale. In pratica nel lavoro domestico l’uso delle telecamere è consentito. Infatti essendo la casa di abitazione un luogo personale delle famiglie, nulla ostacola loro dal prevedere strumenti di videosorveglianza come deterrente e prevenzione di furti e rapine. Il problema è che la casa è anche il luogo di lavoro della badante piuttosto che della colf. Gran parte delle norme stabilite dallo Statuto dei lavoratori pertanto non si applicano al lavoro domestico ed anche il divieto di videosorveglianza è una di queste.

Le telecamere in questo caso non richiedono né l’autorizzazione delle parti sociali ne dell’Ispettorato del lavoro e nemmeno della Questura. Il proprietario della casa pertanto ha il pieno diritto di tenere le telecamere accese in sua assenza mentre la colf lavora. L’unico tassello da rispettare è rendere informata la badante della presenza delle videocamere e fargli firmare il consenso al trattamento dei dati personali secondo le dorme del garante della privacy. Le norme sulla privacy per il lavoro domestico sono infatti ben precise perché occorre garantire al lavoratore la necessaria riservatezza ed il rispetto della sua libertà morale. La documentazione da far sottoscrivere e consegnare in copia alla badante deve indicare:
• Il numero ed i punti dove sono montate le telecamere;
• Che le immagini sono utilizzate e trattate solo allo scopo di prevenire furti;
• Che le riprese della telecamera verranno cancellate dopo un determinato periodo;
• Che la badante potrà in qualsiasi momento accedere alla visione di quanto è registrato.

Dal punto di vista legale le immagini possono essere utilizzate anche in sede giudiziaria perché la giurisprudenza ha riconosciuto le registrazioni audio video come prove documentali.