Naspi a cittadini stranieri, requisiti e domanda. Ma si incassa anche se si torna al proprio paese?

Come funziona la disoccupazione Inps per gli stranieri, comunitari ed extra e cosa accade se si lascia l’Italia durante la fruizione dell’assegno

Posso continuare a percepire la Naspi anche se lascio l’Italia dopo aver perso il lavoro? Una domanda che molti stranieri che hanno perduto il posto di lavoro si fanno nel momento in cui chiedono l’indennità di disoccupazione all’Inps. La Naspi infatti è aperta anche a cittadini stranieri che hanno lavorato in Italia ma alcune particolarità della misura vanno meglio capite e spiegate per coloro che intendono tornare nel paese di origine durante il periodo in cui si percepisce il sussidio.

Anche per gli stranieri requisiti identici agli italiani

La Naspi è il sostegno economico che l’Inps eroga ai lavoratori dipendenti nel momento che perdono involontariamente il posto di lavoro. Rientrano nella platea di beneficiari di questa prestazione tutti i lavoratori dipendenti, dalla badante al manovale edile, a prescindere dalla nazionalità, purché residenti regolarmente in Italia. Sono esclusi solo i lavoratori statali e gli agricoli (per questi ultimi esiste la disoccupazione agricola Inps).

I requisiti generali

Lo stato di disoccupazione deve provenire da una perdita involontaria del lavoro e pertanto si può richiedere al Naspi a seguito di licenziamento, termine del contratto, decesso della persona da assistere (per la badante) e dimissioni per giusta causa. Si può chiedere la Naspi se nei 4 anni precedenti la perdita del lavoro sono state versate almeno 13 settimane di effettiva contribuzione previdenziale Inps. Inoltre occorre che nei 12 mesi che precedono la domanda siano state svolte almeno 30 giornate effettive di lavoro. La Naspi dura per la metà delle settimane effettivamente lavorate nei 4 anni precedenti e come importo è pari al 75% dello stipendio utile ai fini previdenziali percepito sempre nei 4 anni di osservazione. La domanda va presentata all’Inps entro 68 giorni dalla perdita del lavoro.

E se me ne vado all’estero?

Analizziamo adesso cosa accade al lavoratore che si vede riconosciuta la Naspi e torna al paese di origine o va in un altro posto fuori dall’Italia. Dopo aver presentato domanda di Naspi all’Inps, da soli, con le credenziali di accesso ai servizi telematici dell’Istituto, o tramite Caf e intermediari, bisogna firmare il patto di lavoro presso i centri per l’impiego. Si tratta del secondo obbiettivo che si prefissa di raggiungere la Naspi fin dal giorno in cui fu varata, nel 2015 dal governo Renzi. Infatti insieme al sussidio di disoccupazione, che è il sostegno reddituale dato a chi perde il lavoro, la Naspi prevede un programma di reinserimento e ricerca di un nuovo lavoro. All’Ufficio di Collocamento entro 15 giorni dalla presentazione della domanda occorre firmare la DID, cioè la dichiarazione di immediata disponibilità a cercare nuova occupazione. Ed è proprio la DID che ostacola di fatto la fruizione della disoccupazione al di fuori del territorio italiano. Infatti dal punto di vista normativo, nulla vieta a stranieri che percepiscono la Naspi di andarsene dall’Italia continuando a percepire il sussidio.

Durante il periodo di fruizione della Naspi è possibile andare all’estero e senza dover giustificare nulla. In pratica, il solo abbandono del territorio italiano non comporta automaticamente la perdita del diritto, ma non presentandosi alle convocazioni dei centri per l’impiego previsti dal patto di lavoro e dalla DID, provoca sanzioni che vanno dalla riduzione del benefit alla sua decadenza. Andare all’estero non rispettando i patti sottoscritti presso i centri per l’impiego quindi può portare alla perdita del beneficio economico del sussidio, soprattutto se il paese in cui si va è al di fuori della Comunità Europea. In effetti emigrare in un altro paese della UE, per cercare lavoro è evento che ricade sotto lo speciale regime di sicurezza sociale dei trattati europei che permette di esportare per massimo 3 mesi il sussidio per disoccupati ricevuto da uno Stato membro. Quando si emigra in un paese extra UE invece occorre restare in grado di ricevere le comunicazioni telefoniche, via posta o tramite email da parte dei centri per l’impiego. In definitiva, andare al di fuori dell’Italia ed in un paese extracomunitario è possibile e non fa perdere il beneficio della Naspi, ma occorre essere in grado di rientrare prontamente in Italia per seguire i corsi e le eventuali convocazioni provenienti dalla sottoscrizione del patto di lavoro.