Acea: Il tema idrico è una priorità del Paese. Invasi multifunzione come antidoto contro alluvioni e siccità

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Siccità, alluvioni, distribuzione idrica e riuso di acqua potabilizzata. Il tema idrico italiano si fa strada tra fatti di cronaca e appelli alla classe dirigente. Le esondazioni che hanno messo in ginocchio l’Emilia-Romagna sono solo l’ultima delle trappole tese dal cambiamento climatico che l’Italia fatica a evitare. In gioco ci sono anche le condizioni per lo sviluppo del Paese, dove per il 59% della superficie territoriale, la difesa del suolo, la regolazione delle acque, l’irrigazione e la salvaguardia ambientale è affidata alla gestione dei consorzi di Anbi, l’Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue. E’ quanto emerge nell’Assemblea Nazionale A.N.B.I. 2023 “Disponibilità d’acqua e Sicurezza dei territori” durante la quale è stato presentato il Piano per rilanciare il sistema idrico italiano. Attraverso finanziamenti misti pubblico-privati, i consorzi hanno realizzato 914 invasi per uso prevalentemente irriguo, 42 impianti di produzione di energia idroelettrica e 110 impianti di produzione energia fotovoltaica. Tuttavia, lo sfruttamento del suolo e le difficoltà dell’ecosistema a recuperare l’equilibrio idrico, rendono necessario un Piano di realizzazione di invasi multifunzione che possano favorire lo sviluppo sostenibile. Le tecnologie per farlo non mancano, come anche le risorse idriche. Il problema resta la gestione dell’acqua e l’applicazione delle soluzioni tecnologiche da mettere al servizio del ciclo idrico. È ciò di cui sono certi in Acea, il principale operatore deputato alla gestione della rete idrica e del complesso di acquedotti italiani. “Il tema idrico è una priorità del Paese. L’acqua condiziona indirettamente anche l’economia del mare” – ha dichiarato l’Amministratore Delegato di Acea, Fabrizio Palermo - “Risulta così determinante non solo per il settore agricolo ma anche per quello industriale. L’obiettivo è definire investimenti nazionali come la valorizzazione degli invasi e le tecnologie che se applicate consentono di ridurre le perdite come nel caso dell’ATO di Roma”, ha concluso Palermo. Gli eventi estremi che hanno impegnato le cronache nazionali vanno dunque considerate come un bagaglio di esperienze di cui far tesoro per equipaggiare l’Italia con bacini di accumulo e altre infrastrutture che possano tutelare il territorio dai fenomeni climatici ormai ampiamente pronosticabili nelle loro conseguenze. Per farlo, l’integrazione dell’approccio industriale di operatori come Acea e di consorzi come quelli di Anbi può essere funzionale alla valorizzazione della gestione delle risorse idriche.