
Roma, 11 giu. (Adnkronos) - Nelle terapie con plasmaderivati «ci sono tutti i problemi legati alla sicurezza dei farmaci e non soltanto all’efficacia. Bisogna tener conto che alcune di queste terapie potrebbero essere associate anche a pazienti che non assumono soltanto l’agente selezionato dal plasma, ma che utilizzano altri farmaci con la possibilit? di interazioni e le conseguenti complicazioni che possono portare». Nella Società italiana di farmacologia (Sif) «ci sono competenze che possono dare una mano allo sviluppo clinico». Così Gianni Sava, direttore di ’Sif Magazine’ e già professore di Farmacologia all’università di Trieste, intervenendo, a Milano, all’evento ’Science meets Humanity. Il futuro del biofarmaceutico tra plasma e nuove terapie’, promosso da Kedrion Biopharma, azienda specializzata nella produzione di farmaci plasmaderivati per malattie gravi, rare e ultra-rare, che ha avuto il patrocino gratuito di Sif.
"Dal punto di vista delle malattie rare", aggiunge Sava, Sif accoglie al suo interno «farmacologi con competenze precliniche, cliniche e regolatorie. Alcuni dei nostri soci sono stati componenti in vari tavoli dell’Aifa», Agenzia italiana del farmaco. «Abbiamo componenti con esperienza di vario tipio che possono, per esempio, contribuire anche a definire modelli preclinici di sviluppo e quindi cercare di portare contributi su come approcciare, dal punto di vista preclinico, molecole anche complesse».