Schillaci, ’lunghe liste d’attesa ma nessuno ha mai mappato situazione’

Schillaci, 'lunghe liste d'attesa ma nessuno ha mai mappato situazione'

AdnKronos - salute sanita

Roma, 8 mag. (Adnkronos Salute) - La grave crisi di sostenibilità e sotto-finanziamento del Ssn con interminabili liste d’attesa «dipende dal fatto che abbiamo meno medici di quelli che ci servono, perché negli ultimi 10 anni non si è fatta programmazione. Parliamo di lunghe liste d’attesa senza che nessuno abbia mai mappato realmente la situazione e compreso come intervenire. Servono più fondi perché in troppi casi, nel passato, si sono sprecati soldi per inefficienze e incapacità manageriali. Abbiamo enormi disuguaglianze perché in troppe Regioni la sanità è stata maltrattata anche da chi non si oppone al metodo indegno del bloccare le liste per le prestazioni». Lo ha detto il ministro della Salute, Orazio Schillaci, rispondendo oggi al Question time alla Camera sulle iniziative volte a garantire il diritto alla salute e la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale, anche in relazione agli effetti delle richieste di ulteriore autonomia avanzate da alcune Regioni.

Il ministero della Salute «è da tempo impegnato in via prioritaria a restituire ai cittadini un equo accesso alle cure per l’uniforme fruizione in tutto il territorio nazionale dei Lea che, negli anni passati, non è stata pienamente garantita. Questo obiettivo strategico - ha aggiunto - viene conseguito rinforzando da un punto di vista della dotazione finanziaria il nostro sistema ma anche adeguando il modello di governo del rapporto tra Stato-Regioni. Sotto il profilo operativo si sta adottando un modello di programmazione sanitaria centrato sullo strumento del Piano sanitario nazionale (Pns) che testimonia la volontà di passare da una governance ’pattizia’ (lo strumento è stato il Patto per la Salute) ad una reale ’governance condivisa’ in cui Stato e Regioni si assumono responsabilità davvero condivise verso tutti i cittadini».

Il Psn «segna un cambio di passo nelle relazioni tra livello centrale e regionale e il cambiamento è reso possibile anche dalla capacità di utilizzare dati sempre più granulari integrabili grazie all’investimento tecnologico dell’Ecosistema dei dati sanitari nazionale che permetterà di comprendere il fabbisogno di salute con un modello nazionale di classificazione e stratificazione dei bisogni, il relativo fabbisogno finanziario e di valutare le reali performance dei sistemi regionali potendo così garantire il rispetto dei Lea. Il disegno di legge sull’autonomia differenziata non mette in discussione l’unitarietà del diritto alla tutela della salute ai sensi dell’articolo 32 della Costituzione, come diritto e prerogativa di cittadinanza, così come declinato attraverso i Lea, ma rappresenta un potenziamento della facoltà delle Regioni di modulare la propria organizzazione dei servizi sanitari nel rispetto dei Lea», ha puntualizzato il ministro della Salute.

"Ricordo a questo proposito che il concreto rischio di creare disuguaglianze tra 21 sistemi sanitari regionali diversi risale alla decisione – presa peraltro a ristretta maggioranza – di modificare nell’ormai lontano ottobre del 2001 l’assetto costituzionale delle competenze legislative in materia sanitaria. In questo senso, i ’Lea’ costituiscono l’unica vera garanzia che in materia vengano determinati a livello statale e devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale. In quest’ambito il ministero della Salute è fortemente attivo, implementa e aggiorna il contenuto delle prestazioni comprese nei Lea", ha precisato.

"Gli indicatori scelti per il monitoraggio e la valutazione a livello nazionale dei Lea anche attraverso i Pdta prescindono dai modelli organizzativi regionali, misurando gli effetti attesi in termini di tipologia di prestazioni, tempistiche ed esiti clinici. In questo modo, è possibile confrontare i valori degli indicatori ottenuti attraverso i modelli organizzativi regionali diversi, fornendo un importante strumento di informazione per individuare le scelte organizzative migliori. Le misure di potenziamento sono tutt’altro che ’interventi parziali e privi di visione di insieme’ ma sono dedicate ad accompagnare la fondamentale riforma dell’assistenza territoriale con un modello sistemico, per garantire una sempre maggiore assistenza di prossimità e per trasformare in senso digitale l’Ssn", ha concluso.