Vaccini, Rizzo (UniPi): «Rischio più elevato di polmonite invasiva in bimbi e over 65»

AdnKronos - salute

Roma, 9 apr. (Adnkronos Salute) - Il sistema di sorveglianza delle malattie batteriche invasive, attivo nel nostro Paese, nel 2016 ha registrato 1.462 casi di malattia invasiva da Streptococcus pneumoniae, pari a quasi l’80% di tutti i casi notificati. «Il rischio di sviluppare malattie invasive pneumococciche nell’adulto è influenzato da vari fattori, tra cui l’età, la presenza di comorbidità (ad esempio malattie cardiache, diabete, malattie polmonari croniche), lo stato di immunocompetenza e l’esposizione a bambini piccoli. I bambini al di sotto dell’anno di età, gli adulti di età superiore ai 65 anni e i soggetti con condizioni di salute sottostanti hanno un rischio significativamente maggiore di malattia invasiva. La quantificazione precisa del rischio può variare in base alla popolazione studiata e al contesto geografico, ma studi hanno dimostrato che l’incidenza della malattia invasiva può essere diverse volte superiore nei bambini molto piccoli e negli adulti con fattori di rischio specifici rispetto alla popolazione generale adulta». Lo ha detto Caterina Rizzo, professoressa ordinaria di Igiene generale e applicata, dipartimento di Ricerca traslazionale e delle nuove tecnologie in Medicina e chirurgia, università di Pisa, intervenendo questa mattina a un media tutorial in cui si sono discussi i risultati positivi di numerosi studi di fase 3 che hanno valutato V116, il primo vaccino pneumococcico coniugato 21-valente, in sviluppo, disegnato in modo specifico per proteggere gli adulti e che dovrebbe essere approvato a giugno di quest’anno dall’agenzia americana Fda.

"La prevalenza e la distribuzione dei principali sierotipi di pneumococco nella popolazione adulta italiana - continua Rizzo - si riflettono nelle tendenze osservate a seguito dell’introduzione dei vaccini coniugati contro lo Streptococcus pneumoniae. L’introduzione del coniugato 7-valente (Pcv7) e successivamente del vaccino coniugato 13-valente (Pcv13) ha" cambiato l’epidemiologia e «portato a una significativa riduzione dei casi di malattia pneumococcica invasiva (Ipd) nei bambini e, per effetto dell’immunità di gregge, anche nella popolazione adulta. Tuttavia, questa diminuzione è stata accompagnata dall’emergenza di ’ceppi sostitutivi’ non inclusi nei vaccini, indicando un cambiamento nella distribuzione dei sierotipi responsabili di infezioni invasive».

"L’introduzione dei vaccini coniugati in età pediatrica - prosegue Rizzo - hanno portato alla comparsa, nella popolazione anziana, di sierotipi diversi". Il V116 è stato «sviluppato a partire dai sierotipi che, nell’età adulta, causano più frequentemente la patologia pneumococcica, in base quindi all’evidenza epidemiologica». Contrariamente a quanto ci si aspettava, «cioè una riduzione della risposta immunitaria per alcuni sierotipi, per interferenze che si sviluppano quando se ne sommano molti», il 21-valente «ha sviluppato risposte immunologiche efficaci - conclude - per tutti i sierotipi».