Dal vaccino alle Ffp2, ecco il decalogo per affrontare influenza senza rischi

AdnKronos - salute

Roma, 21 nov. (Adnkronos Salute) - L’influenza ? arrivata a passo pesante e sono già circa 375mila i casi stimati di sindrome simil-influenzale, per un totale di circa 1.264.000 casi a partire dall’inizio della sorveglianza ai primi di ottobre. Non sarà facile evitarla ma si possono mettere in pratica buone pratiche per affrontarla al meglio ed evitare i rischi legati alla malattia se si è anziani o fragili. Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società Italiana di Malattie Infettive e tropicali (Simit) e professore di Malattie infettive all’Università Tor Vergata di Roma, ha elaborato per l’Adnkronos Salute un decalogo anti-influenza.

1) Al primo posto la vaccinazione. «Gli anziani e fragili devono fare il vaccino - avverte Andreoni - Ma è fortemente indicato anche per i bambini. Il senso è che più persone fanno il vaccino e meno il virus circola».

2) Non usare gli antibiotici. «Non servono contro l’influenza, se i sintomi dell’influenza sono aggressivi va contattato il proprio medico».

3) Lavare sempre le mani. «Durante la pandemia era uno dei comportamenti più virtuosi e andrebbe conservato», continua Andreoni.

5) Usare la mascherina Ffp, «quando usiamo i mezzi pubblici o in situazione di affollamento».

E ancora:

6) Evitare i raffreddamenti, «la sciarpa è ottima per mantenere le mucose al caldo, se si raffreddano il virus ha più facilità ad entrare», spiega Andreoni.

7) Starnutire nella piega del gomito «ed evitare comunque di stare a contatto con persone che hanno i sintomi dell’influenza», prosegue l’infettivologo.

8) Con l’influenza si deve stare a casa. «Non uscire per evitare di contagiare le altre persone».

9) Un’alimentazione ricca e sana, con verdure e frutta, aiuta l’organismo a recuperare. «Non possiamo ’curarla’ con il cibo ma la tavola può venirci in aiuto nel sostenere il sistema immunitario», chiosa.

10) «Ricordarsi che per i pazienti fragili con l’influenza esistono farmaci antivirali. Il medico può indicare la terapia migliore», conclude Andreoni.