Fimmg, ’600 mln consulti l’anno dai medici di famiglia, vanno valorizzati’

AdnKronos - salute sanita

Roma, 4 ott. (Adnkronos Salute) - Oltre 600 milioni di consulti all’anno nei 60mila studi dei medici di famiglia distribuiti in tutto il Paese, che hanno la capacit? di rispondere alla quasi totalità (97,6%) delle richieste di consultazione mediche fatte dai cittadini. Per fare una comparazione nei Pronto soccorso ogni anno gli accessi sono circa 14,5 milioni. Lo ha ricordato il segretario generale della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg), Silvestro Scotti, nella sua relazione al congresso del sindacato in corso a Villasimius (Ca), durante il quale ha rilanciato l’appello dei giorni scorsi del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, secondo il quale il sistema sanitario «nel nostro Paese è un patrimonio prezioso da difendere ed adeguare».

Per Scotti questa difesa non può prescindere dal valorizzare i professionisti. «Servono risorse per rendere attrattiva anche la medicina generale», dice il leader della Fimmg, riferendosi alle anticipazioni dei contenuti della prossima Legge di Bilancio, in modo particolare sulle ipotesi di investimento a sostegno della professione medica. «Da anni chiediamo interventi di defiscalizzazione dei fattori di produzione della medicina generale. È essenziale che il Governo dia risposte concrete alle esigenze di tutti i professionisti che nel pubblico sono impegnati a tutela del diritto alla salute dei cittadini. Avviare oggi un processo di defiscalizzazione delle indennità accessorie della medicina generale, così come prospettato per l’area della dipendenza, ci metterebbero in condizione di migliorare l’assistenza quotidianamente resa ai cittadini e ci sosterrebbe nella gestione dei costi».

Scotti auspica un provvedimento che «dovrà necessariamente trovare risorse per la sanità, guardando anche alla medicina del territorio per il ruolo chiave che svolge nell’assicurare una risposta alle esigenze di salute dei cittadini». Il medico di famiglia resta., infatti, un presidio capillare sul territorio, un riferimento imprescindibile per una popolazione composta al 25% da ultra 65enni con un’alta prevalenza di malattie cronico degenerative e che per il 17% risiede in comuni con meno di 5.000 abitanti. «Una mole enorme di lavoro la nostra - ricorda Scotti - i cui fattori di produzione (collaboratori di studio, strutture, tecnologie e utenze,) gravano, oggi più che mai, sui singoli professionisti. Defiscalizzare questi fattori equivarrebbe ad immettere nuova linfa nel sistema, rendendo la professione anche più attrattiva per quei giovani medici che sono il futuro della medicina generale. Sarebbe un sostegno essenziale nella gestione dei costi dei nostri studi, che sono presidio del Servizio sanitario nazionale».