Neonatologi, ’dati neonatalità non incoraggianti anche nel 2023, rivedere rete punti nascite’

AdnKronos - salute

Roma, 4 ott. (Adnkronos Salute) - «Abbiamo chiuso il 2022 con 393.997 nati, per la prima volta dall’unità d’Italia sotto la soglia dei 400.000 (Cedap 2022) e le proiezioni per il 2023 non sono incoraggianti. Se a questo aggiungiamo la carenza drammatica di pediatri, neonatologi ed infermieri, ci rendiamo conto ancora di più di quanto sia di prioritaria urgenza una riorganizzazione della rete dei punti nascita nel nostro Paese». E’ allarme che lancia Luigi Orfeo, presidente della Sin, la Società italiana di Neonatologia, che fino al 6 ottobre è a Napoli per il XXIX congresso. «Sono 395, secondo l’ultimo rapporto Cedap 2022, i punti Nascita nel nostro Paese, di cui ben 96 con meno di 500 nati l’anno, con circa 29.000 nascite, e soltanto 137 con oltre 1.000 nati l’anno, con circa 240.000 parti. Troppi, e molti troppo piccoli”, avverte.

“Fortunatamente le donne fanno oggi scelte più consapevoli, optando per ospedali che garantiscono sicurezza e qualità: oltre il 62% dei parti avviene nei punti Nascita con oltre 1.000 nati l’anno», rimarca Orfeo. Per mettere i ’pazienti al centro’ e ancora meglio i ’neonati al centro’, con un’assistenza sanitaria che preveda cure sempre più individualizzate e sicure, «non si può prescindere dalla complementarità ed inscindibilità degli aspetti tecnico professionali e di quelli organizzativi», evidenzia la Sin. Gli aspetti organizzativi rappresentano il punto di partenza, «affinché il bagaglio di conoscenze tecniche oggi disponibile riesca realmente a modificare il destino delle malattie dei neonati. Paziente (livello di bisogni espressi), momento dell’intervento (tempestività), cure (appropriatezza) devono essere assolutamente allineati e coerenti tra loro», ricordano i neonatologi.

In questa programmazione «sono fondamentali i volumi di attività ed il numero dei punti nascita. Il primo aspetto - continua la Sin - esprime il fortissimo collegamento tra capacità assistenziale ed esperienza dei professionisti, il secondo è una derivata del primo elemento, subordinato, che deve essere declinato in relazione a due variabili: densità della popolazione e distanze-tempo. Un buon sistema sanitario deve tendere al virtuoso bilanciamento tra skills/distanza-tempo, offrendo un sistema a rete con diversi livelli di assistenza: dalla fisiologia (Punti nascita con i consultori), ai maggiori livelli di intensità di cura (Terapie intensive neonatali), passando per livelli intermedi come le Neonatologie».

La letteratura definisce in modo abbastanza univoco che il volume di attività ottimale dei Punti Nascita dovrebbe essere di almeno 1.000 nati l’anno e che un volume inferiore a 500 nati l’anno rappresenta un rischio per la diade madre-neonato. «Per le Terapie intensive neonatali (Tin) si considera che almeno 50 neonati di peso molto basso alla nascita siano un ’proxy’ indicativo di raggiungimento di livelli di esperienza sufficienti. Nelle situazioni di più bassa densità abitativa possono essere ammessi centri di terapia intensiva con volumi inferiori; mai, comunque, meno di 25 neonati l’anno di peso molto basso alla nascita», evidenzia la nota della Sin. «Oggi in Italia ci sono circa 120 Tin, molte troppo piccole, molte con basso tasso di utilizzo e complessivamente un eccesso di almeno il 20% delle Tin, se ci rapportiamo al numero dei nati che, come oramai tutti sappiamo, continua a ridursi drasticamente di anno in anno», avverte Orfeo.

Altro aspetto che deve essere considerato «è la distribuzione sul territorio dei diversi livelli dei punti di offerta. Alcune aree sono molto ricche – in eccesso – altre zone carenti - conclude la Sin - La valutazione della rete per l’area materno-infantile attraverso unicamente il numero degli abitanti dei bacini di utenza, senza uno studio georeferenziato dei territori nelle loro relazioni con i punti di offerta, presenta un’immagine assolutamente distorta, senza far percepire un eccessivo ed inefficiente consumo di risorse in alcune aree e la povertà con rischio di inefficacia in altre. Inefficienza ed inefficacia sono due elementi che mettono a serio rischio qualsiasi sistema sanitario, minandone sostenibilità e sicurezza».