Milano, 24 lug. (Adnkronos Salute) - «Non ci sono ancora le condizioni per chiudere il contratto dei medici». A ribadirlo, alla vigilia di un nuovo incontro in Aran, ? il presidente del sindacato dei medici Cimo, Guido Quici. «Occorre lavorare ancora molto per arrivare a un accordo sul numero massimo di pronte disponibilità e di guardie notturne, che minano la qualità della vita dei professionisti, e sulla retribuzione del lavoro extra-orario - avverte in una nota - Ci sono numerosi aspetti che non sono stati affrontati, come l’intramoenia, gli specializzandi, la mobilità, l’aspettativa, il tema del patrocinio legale e il servizio fuori sede, che al momento obbligherebbe i medici a vagare tra diverse strutture ospedaliere distanti anche decine di chilometri».
"Senza aver ricevuto alcun testo - prosegue Quici - abbiamo iniziato la discussione sulla parte economica, tuttavia al momento limitata agli incrementi contrattuali e senza conoscere la vera entità dei fondi. Non sappiamo in che modo verrà finanziata una nuova indennità che si intende istituire per i dirigenti sanitari, ovvero l’indennità di specificità sanitaria, se non grazie all’ennesimo contributo di solidarietà di medici e veterinari. Non sappiamo se la possibilità di utilizzare in modo improprio i fondi contrattuali sarà confermata o meno nel nuovo testo".
Allo stesso tempo, puntualizza Quici, «è indubbio che, anche grazie al contributo del lavoro dei tecnici della Cimo e alla disponibilità dimostrata dall’Aran, nelle ultime settimane siano stati ottenuti alcuni risultati positivi; ma a poco serviranno se le Regioni non intendono sciogliere i veri nodi della trattativa: non abbiamo alcuna intenzione di continuare a regalare ore di lavoro né di utilizzare i nostri fondi contrattuali per finalità diverse. Cimo su questi due punti sarà irremovibile», conclude.