Cisl, 16 proposte per salvare e rilanciare il Ssn

AdnKronos - salute sanita

Roma, 14 lug. (Adnkronos Salute) - Sedici proposte per salvare e rilanciare il Servizio sanitario nazionale. E’ il cuore del documento programmatico ’La cura della persona, il valore del lavoro’, elaborato dalla Cisl e presentato oggi a Roma in un evento con la ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone, il ministro della Salute Orazio Schillaci e il presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga. «La tutela della persona passa anche dalla tutela del bene primario ’salute’ che rappresenta un formidabile investimento per lo sviluppo di un’economia e di un’occupazione di qualit?, la ’white economy’, fondamentale per il futuro dell’Italia - sottolinea il sindacato presentando le 16 proposte - Per questo vogliamo iniziare da oggi stesso un percorso di sensibilizzazione rilanciando le nostre proposte che sosterremo con i cittadini, con le istituzioni e con la politica».

1) Assicurare sostegno economico alla crescita del Fondo sanitario nazionale (Fsn) per rafforzare il Ssn. Se non si procederà con un adeguato incremento del Fsn, sarà impossibile garantire su tutto il territorio nazionale il diritto alla salute sancito dall’articolo 32 della Costituzione.

2) Intervenire sulle carenze degli organici per garantire servizi di qualità alle persone. Se il trend non sarà invertito attraverso nuove assunzioni di personale, sarà difficile non solo rendere operative le Case della salute e gli Ospedali di comunità, ma mantenere le attuali prestazioni erogate. Relativamente ai medici, all’appello ne mancano circa 20mila per lo più nei reparti di medicina d’urgenza e pronto soccorso, anestesia e nella medicina territoriale soprattutto nelle zone rurali e di montagna. Per la Cisl è quindi necessario prevedere una programmazione universitaria non parlando più di numero chiuso, ma programmato, che risponda in tempo reale anche al fabbisogno nazionale di medici. Stesso discorso per l’accesso alle scuole di specializzazione e al corso di formazione di medicina generale; quest’ultimo deve diventare per il sindacato una specializzazione come tutte le altre anche nell’ottica di attuazione del Dm 77.

3) Rinnovare i contratti nazionali di lavoro sia per il settore della sanità pubblica che per quello privato. Per la sanità pubblica l’ultimo Ccnl del comparto sottoscritto il 2 novembre 2022 - relativo al triennio 2019-2021 - è scaduto il 31 dicembre 2021 e la sua vigenza perdura solo grazie alla prevista ultrattività delle norme contrattuali. Mentre per la dirigenza medica, sanitaria, professionale, tecnica e amministrativa il contratto attualmente in essere è ancora quello riferito al triennio 2016-2018 e non si è ancora raggiunto il rinnovo al triennio 2019-2021. Occorre pertanto introdurre, per il futuro, meccanismi che consentano il tempestivo rinnovo dei contratti pubblici durante il periodo della loro vigenza, propone la Cisl.

4) Risorse Pnrr e medicina territoriale. Non è più eludibile il principio di rinforzare la medicina territoriale con l’aumento delle ore di specialistica ambulatoriale sul territorio, oltre alla corretta valorizzazione dei medici del sistema 118 e della continuità assistenziale che, insieme ai medici di famiglia, dovranno essere fondamentali attori della medicina territoriale del XXI secolo.

5) Adeguamento delle retribuzioni alla media di altri Paesi europei. C’è una distanza ormai abissale tra noi e gli altri Paesi, rileva la Cisl, e questo è uno dei principali motivi di esodo dei professionisti italiani. Una fuga che ormai coinvolge non solo i giovani, ma anche coloro che lavorano nel Ssn da oltre 15 anni. Per contenere tale fenomeno, occorre trovare risorse extracontrattuali per le voci professionalizzanti, come le indennità specifiche: incrementi a costi sostenibili. E’ necessario applicare la defiscalizzazione della tredicesima mensilità e del salario accessorio, oltre a garantire la liquidazione del Tfr/Tfs nei tempi previsti per le categorie del privato dando seguito alla recente sentenza della Corte costituzionale.

6) Ripristino del tavolo tecnico Agenas. Per il meccanismo dei fabbisogni, occorre secondo la Cisl una reale visione del ’fabbisogno del personale’ per ridurre e rendere sostenibili i carichi di lavoro. Quelli attuali sono frutto di algoritmi discutibili e non rispondenti al soddisfacimento dei Lea.

7) Ristabilire un corretto rapporto tra i posti letto pubblici e privati. Se il sistema deve essere universale e accessibile a tutti, gli standard assistenziali dei servizi devono essere uguali per entrambi i settori; stesso discorso per quanto riguarda l’applicazione dei contratti di lavoro che devono essere rinnovati con le stesse vigenze contrattuali e negli stessi tempi, evitando ciò a cui si assiste da moltissimi anni con ritardi decennali dei rinnovi del privato, oltre al dumping salariale che viene fatto in strutture private convenzionate di alto profilo.

8) Depenalizzazione dell’atto medico. Si tratta ormai di un’anomalia giuridica vera e propria rimasta in pochissimi Paesi al mondo. Questo è il principale motivo del fenomeno della medicina difensiva che ha un costo di circa 15 miliardi annui e insieme al superlavoro è causa del burnout del personale. Ha ancora senso continuare su questa strada quando il 95% delle cause viene archiviato e del restante solo una piccola parte dimostra una parziale responsabilità del medico?

9) Sicurezza nei posti di lavoro. Ancora oggi molte sedi di erogazione di prestazioni sanitarie sono facile obiettivo di atti vandalici e gli operatori oggetto di aggressioni verbali e fisiche. Qualcosa è stato fatto, ma serve ancora più impegno per rendere sicure le postazioni. Da non sottovalutare il problema culturale: anni di attacchi denigratori verso i dipendenti pubblici hanno portato, in una percentuale seppur residuale di cittadini/utenti, al convincimento che tutte le criticità del sistema sono riconducibili ai lavoratori; anche su questo è necessario cambiare paradigma.

10) Rafforzamento della formazione del personale sanitario. Al fine di garantire l’organizzazione delle strutture di prossimità di cui al Dm 77 (Case e Ospedali della salute e Cot), è necessario per la Cisl adeguare le strutture sanitarie in base alle reali necessità del territorio.

11) Revisione dei criteri di cui al Dm 70. E’ un atto normativo che risale al 2015 e ha portato a un’eccessiva contrazione di posti letto e strutture sanitarie pubbliche che debbono essere compensate.

12) Incremento delle risorse per l’assistenza intermedia post acuzie. Come in particolare l’assistenza domiciliare con la diffusione dell’utilizzo della telemedicina e la sua integrazione con il Sad (che pure dovrà essere adeguatamente finanziato).

13) Integrazione sociosanitaria e riforma della non autosufficienza. E’ uno dei punti fondamentali per lo sviluppo del sistema di promozione e tutela della salute centrata sulla persona. Le riforme e gli investimenti avviati anche grazie al Pnrr, sia in campo sanitario sia sociale (Missioni 5/6), vanno nella direzione auspicata dalla Cisl delineando un quadro di riferimento nazionale che promuova l’infrastrutturazione degli ambiti territoriali sociali (Ats) e la gestione associata dei servizi, garantisca congiuntamente i Lea e i Leps (Livelli essenziali di prestazione sociale), favorisca la collaborazione tra Comuni e Asl, sostenga lo sviluppo di una omogenea organizzazione della rete di servizi integrati di accesso e presa in carico e percorsi assistenziali sociosanitari orientati alla domiciliarità e alla continuità della cura. Processi complessi che vanno implementati a tutti i livelli istituzionali, maggiormente sostenuti finanziariamente e accompagnati da adeguate dotazioni di personale sia dell’area sanitaria che sociale, anche superando i vincoli assunzionali.

14) Incentivare le iscrizioni verso alcune specializzazioni che evidenziano carenze di richieste, come emergenza e urgenza, anestesia, radiologia, medicina legale, geriatria, elenca la Cisl.

15) Integrare i Lea sanitari con i nuovi Leps da completare.

16) Affrontare il problema della mobilità sanitaria interregionale che fra il 2012 e il 2021 presenta un saldo negativo per ben 13 Regioni su 21, per un importo di quasi 14 miliardi di euro, le cui cause vanno individuate nella riduzione del personale sanitario, del numero delle strutture e di posti letto, oltre che nella carenza di servizi territoriali. A questo va ad aggiungersi anche il problema dei commissariamenti: sono ben 8 le Regioni in cui risulta in carica in almeno un’azienda ospedaliera o sanitaria un commissario. L’insieme di questi fattori condiziona significativamente la qualità dei servizi erogati.