Ucraina, Rossi Albertini (Cnr): «Russi a Chernobyl come rinoceronte in una cristalleria»

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(Adnkronos) - “Un rinoceronte in una cristalleria ovviamente fa danni ma bisogna vedere dove va a sbattere”. Lo afferma Valerio Rossi Albertini, fisico nucleare del Cnr, che all’Adnkronos parla degli ultimi sviluppi del conflitto in Ucraina e i rischi legati alla sicurezza della centrale nucleare di Chernobyl. Spiegare il senso di una battaglia all’interno di una zona così delicata non è facile ma, secondo Rossi Albertini, alla base ci potrebbe essere solo «una strategia della tensione». Le forze ucraine non controllano più il sito, teatro dell’incidente del 1986, e sullo stato attuale della centrale di Chernobyl, “non ci sono aggiornamenti. A quanto risulta sarebbe stato colpito un impianto di stoccaggio, ovvero un deposito all’interno del quale vengono conservate le scorie”.

Se si tratta, dunque, solo di una frattura di una delle pareti di contenimento, spiega, “allora non è un grosso problema. E’ possibile però che il danno sia stato più esteso, in quanto circolano notizie sull’utilizzo delle artiglierie all’interno della centrale. In questo caso allora dipende da quanto materiale è fuoriuscito, ma se è soltanto una dispersione sarebbe comunque una contaminazione abbastanza circoscritta”. Resta comunque la preoccupazione legata alla fragilità del sito: “se fosse stato centrato da un missile o un proiettile esplosivo allora si sarebbe potuto verificare una vaporizzazione del materiale con la possibilità di una contaminazione più estesa. Dobbiamo però considerare che il sito di Chernobyl è già contaminato e quindi pioverebbe sul bagnato”.

Le motivazioni alla base della decisione della Russia di prendere il controllo della zona sono difficili da ricostruire: “per giustificare un ingresso con artiglieria dentro una centrale nucleare bisogna fare delle ipotesi molto astruse perché non è una cosa che un soggetto sano di mente farebbe” commenta Rossi Albertini secondo cui potrebbero essere due i motivi alla basa della strategia russa. “Il primo è che stanno attaccando tutte le postazioni militari e a Chernobyl c’erano i militari ucraini che avevano la funzione di controllo”. C’è poi l’ipotesi del ricatto velato: “occupare un sito strategico per tenere sotto tensione la popolazione civile. Potrebbe darsi quindi che sia soltanto una manovra strategica".

Diversamente, qualora fosse una dimostrazione di forza per mettere in soggezione l’occidente allora la situazione sarebbe più grave anche perché, spiega Rossi Albertini, «una volta che si apre il vaso di pandora poi non si sa come va a finire: la Russia è lì a due passi come la Bielorussia, loro alleata, che, ricordiamo, fu contaminata in maniera sostanziale dall’incidente, in maniera più grave rispetto all’Ucraina». «Non si può immaginare di distruggere il sarcofago del reattore sperando che il vento si mantenga costante portando i vapori solo verso sud e quindi verso l’Ucraina centrale. Credo, dunque, che sia più l’effetto psicologico, una strategia della tensione».

Quanto allo stato attuale di sicurezza della centrale, il fisico nucleare del Cnr spiega: «in questo momento le scorie sono all’interno dei depositi. Il reattore che è ancora attivo è dentro un guscio di cemento, ribattezzato il sarcofago, ed è in una situazione quiescente. Questo reattore continuerà ad essere attivo per decine o centinaia di anni e bisognerà periodicamente cambiare la struttura di cemento armato perché lesionato dalle radiazioni. E’ una specie di morto vivente che ora nelle mani di un esercito nemico può diventare un’arma di ricatto ma se non hanno realmente intenzione di utilizzarlo a scopo deterrente, allora hanno voluto occupare uno dei siti sensibili del paese invaso».

di Loredana Errico