Silvia Ussai sulla crisi Russia-Ucraina: “Stop ai bombardamenti o sarà disastro sanitario”

Comunicato stampa AdnKronos - salute-e-benessere

(Adnkronos) - La Dr.ssa Silvia Ussai conferma i timori della società scientifica e civile: la nuova crisi tra Russia e Ucraina mette a rischio la tenuta del servizio sanitario nazionale ucraino già piegato dall’emergenza COVID

Milano, 10 Marzo 2022. Il sistema sanitario ucraino si presenta ad oggi largamente ancorato ai principi del modello Semashko, introdotto negli stati post-sovietici e caratterizzato da una gestione centrale della pianificazione sanitaria, con un’organizzazione delle facilities di tipo polispecialistico.

L’Ucraina conta circa 2200 ospedali per un totale di 400,000 posti letto.

Questo tipo di modello prevede un forte orientamento sulla programmazione verticale (in particolare malattie infettive), mancando invece di una visione universale di accesso alle cure, seppur prevista dalla Verkhona Radam, il Parlamento ucraino, nel contesto della più recente riformasanitaria (2017).

“Durante gli ultimi decenni il sistema sanitario ucraino è stato sistematicamente sotto-finanziato e si è rivelato nel complesso incapace di rispondere alle evoluzioni nell’epidemiologia locale, con ripercussioni in particolare nel controllo delle malattie cronico degenerative” – spiega la Dr.ssa SilviaUssai, medico farmacologo, specializzata in International Healthcare Management, Economics and Politics alla SDA Bocconi, con una vasta esperienza nella cooperazione umanitaria.

Silvia Ussai: la salute della popolazione ucraina è a rischio

Si pensi che nel 1990 la mortalità per patologie cardiovascolari era di 589.03 decessi per 100,000 abitanti, arrivando a 634.59 nel 2015 (+8%). Per confronto, basta considerare che in altri paesi post-comunisti diventati Stati membri dell’Unione Europea la mortalità per patologie cardiovascolari all’epoca ammontava a 625,73 decessi per 100.000 abitanti, mentre l’indicatore è sceso a 362,5 (-42%) nel 2015. In definitiva il sistema sanitario ucraino è tra i fragili dei Paesi former Soviet.

La Dottoressa Ussai non usa mezzi termini e avverte: “L’inizio della guerra tra Russia e Ucraina avrà effetti devastanti dal punto di vista umanitario e sulla salute della popolazione.”

Nel 2017, subito dopo aver approvato la legge sul finanziamento dell’assistenza sanitaria, il parlamento ucraino ha introdotto altri due disegni di legge correlati: il primo volto a fornire assistenza in aree remote; il secondo in relazione al codice finanziario dell’Ucraina.

Tuttavia, l’applicabilità di questi è rimasta molto limitata a causa dell’assenza di interventi strutturali. Ad esempio, l’idea di passare da un approccio pay-per-bed, ovvero con il finanziamento a specifiche strutture sanitarie, al più moderno money follows the patient, con il finanziamento collegato alla capacità di attrarre pazienti risulta difficilmente implementabile. La ragione sta nel destinare pochi fondi alla spesa sanitaria della popolazione che, come si legge nel documento redatto dal Ministero della Salute ucraino, National Health Reform Strategy for Ukraine 2015–2020, è limitata a meno di 300 USD pro capite.

“Vi sono inoltre evidenze che ipotizzano variazioni nella genetica virale dell’HIV nelle regioni impegnate nella guerra. Molti ceppi campionati in Ucraina durante il 2012-2015 sembrano aver avuto origine, direttamente o indirettamente, da Donetsk e Lugansk. Recenti studi supportano infatti movimenti del lignaggio virale a partire dalla fine del 2013, momento dell’inizio di diversi eventi importanti in Ucraina, come le proteste di Piazza Maidan a Kiev, l’annessione della Crimea e l’inizio della guerra nel Donbas. È, quindi, chiaro a tutti che il coinvolgimento della popolazione in azioni militari è in grado di creare “emergenze complesse” e paralizzare qualsiasi sistema sanitario locale” - conclude Silvia Ussai.

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