Pensioni dopo quota 100: quota 82, quota 97, quota 102, i numeri delle ipotesi di riforma

Numerose proposte di riforma pensioni, le spiega Alberto Brambilla.

Riforma pensioni, argomento mai caldo come in queste ultime settimane. Tiziano Treu ha istituito al Cnel un pool di tecnici che devono verificare e valutare che cosa si può fare per il dopo quota 100. È tutto lì il problema, o almeno uno dei problemi di cui soffre e soffrirà il sistema previdenziale. La quota 100 lascerà uno scalone di 5 anni e questo va gioco forza evitato. Nel pool di esperti, che tra gli altri ha nella squadra anche l’ex Ministro Damiano, c’è il Presidente del Centro Studi Itinerari Previdenziali, Alberto Brambilla. Ed è lui che dalle pagine del Mattino ha illustrato cosa sarà possibile fare e cosa invece va evitato, tra le numerose proposte che si sentono quotidianamente.

La quota 102

Il primo passo, la prima misura che andrebbe varata è la quota 102, questo ciò che Brambilla ha detto in una intervista. Sarebbe una rivisitazione di quota 100, meno favorevole per chi cerca di andare in pensione ma meno costosa per lo Stato. Infatti si lascerebbe il lavoro a 64 anni, due anni dopo i 62 previsti dalla attuale quota 100 e tre anni prima delle pensione di vecchiaia a 67 anni. Lo scalone diventerebbe meno pesante, scendendo da 5/6 anni, a circa 3. Il lavoratore sarebbe libero di scegliere a partire dai 64 anni quando lasciare il lavoro una volta raggiunti i 38 anni di contributi. La pensione verrebbe liquidata, molto probabilmente, con il sistema contributivo.

La quota 82 dei sindacati

Secondo Brambilla, non è assolutamente fattibile, come sostenibilità, una misura che parta da una quota inferiore a 100. Di conseguenza, la pensione a 62 anni con 20 di contributi che hanno proposto i sindacati, è improponibile. La stessa cosa che in settimana per esempio, ha ribadito Elsa Fornero. Difficile sarebbe, fare digerire ai mercati ed a Bruxelles, una misura che permette a tutti di uscire ad una età così bassa. Senza considerare le ricadute sulla spesa previdenziale che avrebbe la misura. Se già quota 100 è costosa, figuriamoci quota 82.

La quota 97 per disagiati

Se una misura può essere predisposta al di sotto di quota 100, dovrebbe essere una misura vicina come struttura, all’Ape sociale. Per Brambilla potrebbe essere una quota 97 o 98, che permetterebbe a lavoratori in difficoltà, di lasciare prima il lavoro. Una misura a platea ridotta quindi, che consentirebbe un lauto anticipo, na solo per chi ha problematiche relative a redditi, lavoro o salute. Si uscirebbe a 62 anni con 35o 36 anni di contribuzione.

Stop aspettative di vita sulle pensioni anticipate

Infine, Brambilla propone di fermare il requisito contributivo per le pensioni anticipate. Tutto dovrebbe restare alle soglie odierne, con 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini. Per le donne e perciò precoci poi, ci dovrebbero essere requisiti più agevolati. Una specie di bonus contributivo in base ai figli avuti o agli anni di carriera prima dei 18 anni.