Nuova patente per badanti: ma è obbligatoria per lavorare?

La nuova normativa sul patentino per badanti e colf continua a far discutere.

Una patente per colf, badanti e babysitter che dovrebbe garantire la professionalità che le famiglie ricercano dal dipendente quando assumono un lavoratore e che dovrebbe garantire un giusto e più equo trattamento economico per i lavoratori. Questa la grande novità introdotta dalla norma Uni 11766 cioè «Attività professionali non regolamentate e assistenti familiari: colf babysitter, badante e requisiti di conoscenza, abilità e competenza». In pratica, si tratta di un certificato di qualità ideato per il lavoro domestico. La novità fa ancora molto discutere soprattutto perché non appare del tutto chiaro se si tratta di un obbligo che sarà da adempire o se si tratta solo di una opzione.

I numeri del settore

Un’altro dei motivi che hanno spinto i legislatori a prevedere questo patentino di qualità, adeguandosi alle direttive europee è la lotta ed il contrasto al lavoro nero, ancora troppo diffuso specie nel settore domestico. Secondo i dati di Assindatcolf, una delle associazioni più importanti tra quelle dei datori di lavoro domestico, (dati confermati anche da Idos, il centro studi che ogni anno elabora il dossier statistico sull’immigrazione), il settore in Italia riguarda 2,5 milioni di famiglie e 2 milioni di lavoratori. La maggior parte di badanti, colf e baby sitter, circa il 70% è di nazionalità straniera. Il dato allarmante è che su 2 milioni di lavoratori domestici, solo 800mila sono con regolare contratto, mentre 1,2 milioni risulta irregolare.

La nuova normativa

Con l’entrata in funzione di questa normativa, colf, badanti e babysitter potranno ottenere previo esame, una certificazione delle loro competenze, abilità e preparazione. La figura della badante così viene dotata di strumenti atti a certificare le capacità del lavoratore per le mansioni che deve svolgere, alla stregua di ciò che accade nei settori lavorativi più o meno simili, come gli infermieri e gli Oss.

Viene meno il poco lodevole paradosso che, in un settore in continua crescita visto il tasso di invecchiamento della popolazione italiana, per assumere un addetto all’assistenza anziani, non debba essere richiesta alcuna competenza professionale. Come se per svolgere il lavoro di badante, chiunque potesse farlo senza problemi.

Per ottenere il certificato o la patente come la si chiama in questi giorni, lo schema è già noto. Occorrerà superare esami e test, ed avere determinati requisiti tra i quali quelli sulla conoscenza di base della lingua italiana, l’espletamento di un corso di formazione di non meno di 40 ore a triennio per le colf e 56 ore per badanti e baby sitter ed aver lavorato per almeno un anno, anche senza continuità di impiego, nelle mansioni svolte (naturalmente lavoro regolare).

Solo per le badanti occorrerà anche superare una prova comportamentale, che dovrà indicare l’educazione del lavoratore e le regole comportamentali a tutela delle persone che assistono e a tutela della Privacy della famiglia per cui si lavora.