Negozi etnici: 30.000 euro di cauzione per aprirli e maggiori controlli?

Molte le operazioni delle Forze dell’Ordine che hanno evidenziato tutte le problematiche di questi negozi e Giorgia Meloni su Facebook chiede un intervento del governo.

La settimana scorsa a Trento una ispezione in un negozio etnico ha evidenziato quello che sulla stampa locale hanno definito negozio degli orrori. Norme sanitarie, legi sul lavoro, regole di conservazione delle merci, in pratica nulla o quasi andava bene nel negozio con rilievi da parte delle Forze dell’Ordine e multe molto pesanti. I negozi etnici ed i ristoranti esotici sono diffusi a macchia d’olio un po’ in tutta Italia e specie nelle grandi città sono presenti in ogni angolo.
Il fenomeno sta interessando da sempre anche la politica con Fratelli d’Italia e con il suo leader Giorgia Meloni che chiedono correttivi legislativi ed un potenziamento dei controlli a tutela della leale concorrenza con le regolari attività commerciali italiani ed a tutela della salute dei cittadini.

Il negozio di Trento

In pratica, illegale a 360°, questo ciò che i Nas hanno rilevato controllando un negozio etnico a Trento, uno dei tanti presenti in città. Un quotidiano locale, «la Voce del Trentino» lo ha definito museo degli orrori per tutte le cose che non andavano rilevate. Tutto è partito da un controllo da parte della polizia locale su un furgone che trasportava merce destinata al negozio con alla guida un cittadino di nazionalità marocchina dipendente del negozio. Dal furgone si è passati al negozio con una ispezione capillare che ha subito messo in risalto che l’attività al dettaglio vendeva merce priva di scritte italiane o meglio, con scritte sulle confezioni solo in lingua araba e senza data di scadenza. Merce di produzione artigianale ed autoctona che stando alla normativa nostrana non potevano essere vendute.
Nel negozio oltre al marocchino del furgone anche altri 3 dipendenti illegali alle regole della HACCP. Nel negozio, tra ante e retro bottega trovata merce conservata in maniera illegale, con pesce e carne già di dubbia provenienza e senza controlli, congelata insieme.

Inserire subito nuove norme

Il caso di Trento non è un caso isolato. Un interessante approfondimento durante la trasmissione diritto e rovescio su Rete 4 ha Messo in risalto quello che giustamente viene considerato un fenomeno penalizzante per le aziende italiane costrette a concorrere con i cosiddetti Bangla market. Giorgia Meloni sul suo profilo Facebook ha proposto al governo una sua personale soluzione alla concorrenza sleale che questi negozi adottano nei confronti delle ditte nostrane. Durante un servizio della trasmissione di Paolo Del Debbio infatti, un inviato è riuscito ad acquistare alcolici dopo le 22, in un orario in cui a Roma vige il divieto di vendita alcolici. Inoltre, le birre acquistate sono state vendute senza emettere scontrino. Sinonimo di evasione fiscale che secondo la Meloni andrebbe combattuta chiedendo un deposito cauzionale di 30.000 euro per fare aprire un negozio di questo genere. Da quel deposito il Fisco potrebbe andare ad operare il prelievo fiscale nel caso In cui venga rilevata evasione fiscale.
Dovrebbero essere inaspriti i controlli e rese più difficili le riaperture nel caso in cui un negozio venga chiuso. Spesso infatti alla chiusura di una attività del genere sussegue una immediata riapertura cambiando soltanto titolare del negozio che nella stragrande maggioranza dei casi sono tutti prestanomi.
In un servizio televisivo che la Meloni ha postato su Facebook emerge tutta l’illegalità di queste attività. In un furgone destinato a riempire gli scaffali di un negozio a Roma sono state trovate sacche di riso sfuso con insetti dentro (il riso sfuso non può essere venduto in Italia). Pesce di provenienza vietnamita e pollo congelati e trasportati in furgoni normali, senza frigo e a fianco a prodotti per lavare pavimenti e detersivi.
Senza considerare più le immancabili problematiche del lavoro, con i dipendenti di questi negozi senza contratto, che dormono nei retro bottega su letti improvvisati e che lavorano H24. Tutte situazioni queste che permettono a questi negozi di vendere merce a basso costo ed in concorrenza sleale con i negozi nostrani costretti ad alzare i prezzi per via delle tasse che sono costretti a pagare.