A cosa serve studiare? Ecco le università che rendono milionari

Crolla il mito del self made man: per diventare ricchi bisogna studiare fino all’università, meglio se ad Harvard.

Alla fine anche il mito del “self made man”, l’uomo che solo grazie all’esperienza accumulata in anni di duro lavoro sul campo diventa milionario, è crollato: appena l’1% dei super ricchi mondiali non è laureato contro il 99% che ha fatto fortuna solo dopo gli anni dell’università.

A dirlo è un’indagine redatta dalla società di ricerca WealthInsight insieme alla rivista britannica Spear’s, che ha analizzato i curriculum scolastici di oltre 70mila ultraricchi sparsi in più di 200 paesi di tutto il mondo e ha stilato inoltre una classifica delle 500 Università del mondo che sfornano il più alto numero di multimilionari.

Sfatato il mito dell’uomo che si fa da solo però, l’indagine non intacca il prestigio delle grandi Università americane e britanniche, che sono saldamente al comando della speciale classifica: prima assoluta Harvard con il suo uomo simbolo Mark Zuckemberg, poi Stanford, che annovera tra i suoi ex alunni, tra gli altri, i fondatori di Google Sergey Brin e Lawrence Page, e poi, in terza e quarta posizione, UCLA e Oxford.

La Bocconi e La Sapienza salvano l’Italia
Nonostante i risultati non invidiabili nelle classifiche annuali della formazione universitaria, il nostro paese colloca a sorpresa nelle prime cento posizioni delle università che sfornano più ricchi ben due istituti: la Bocconi di Milano e La Sapienza di Roma, che si piazzano rispettivamente al 24° e al 90° posto.

La Bocconi, in particolare, riesce a stare davanti di tre posizioni alla prestigiosa London School of Economics mentre la Sapienza, che ha educato una fetta consistente della classe dirigente italiana, riesce a difendersi, entrando nelle prime cento posizioni.

Nella classifica per nazioni l’Italia si piazza al 7° posto: dietro a Usa, Gran Bretagna, Canada, Francia, India e Germania ma davanti a giganti come la Cina e la Russia.

La rivincita degli ingegneri
Oltre al mito del self made man, la ricerca di WealthInsight sfata anche la leggenda che per diventare milionari bisogna aver studiato economia: è ingegneria la facoltà che conta il maggior numero di paperoni su scala mondiale. E non è un caso se si pensa all’ondata di ricconi nati dalla rivoluzione di internet: oltre ai già citati Mark Zuckemberg, Sergey Brin e Lawrence Page, è lunga la lista di giovanissimi neolaureati in materie scientifiche che in poco tempo sono riusciti a costruire una fortuna dal nulla.

L’ultimo in ordine di tempo è l’ingegnere fondatore di WhatsApp, Brian Acton, che nel febbraio di quest’anno ha incasso dalla cessione del software di messaggistica azioni e contanti per un valore di quasi 4 miliardi di dollari.

Ma sono gli stessi analisti di WealthInsight ha confermare il cambio di trend a favore delle materie tecnologiche: “Negli anni che verranno ci aspettiamo sempre più imprenditori con formazione scientifica – spiegano gli autori dello studio – perché ormai gli ingegneri sono, di fatto, imprenditori”.