Federica Saraceni, ex Brigate Rosse ai domiciliari prende il reddito di cittadinanza, come è possibile?

La ex brigatista condannata per l’omicidio D’Antona percepisce il sussidio.

Il reddito di cittadinanza è una misura che prevede un lato puramente assistenziale, perché eroga un sussidio ai suoi beneficiari. Allo stesso tempo, il reddito di cittadinanza è una misura che ha il suo lato di politiche attive sul lavoro. In pratica, se da una parte lo strumento di contrasto alla povertà è un valido aiuto per persone in difficoltà reddituali, dall’altra è strumento che mira a far rientrare nel tessuto lavorativo or beneficiari. Questa la doverosa premessa di una vicenda tra il curioso ed il paradossale.

Una ex brigatista con reddito di cittadinanza

Una donna agli arresti domiciliari risulta tra i beneficiari del sussidio. Come fa una carcerata a rientrare in una misura che dovrebbe aiutarla a trovare lavoro? Una domanda che si pone pure il quotidiano il Messaggero di Roma che adesso auspica che il Ministero del lavoro chiarisca tutto. Il paradosso è che dovrà essere il Ministero del lavoro a chiarire questo arcano,lo stesso Ministero con cui collaborava la vittima dell’omicidio che ha provocato i guai giudiziari della donna.

La donna si chiama Federica Saraceni ed è una terrorista delle Brigate Rosse che uccisero il 20 maggio 1999 il giuslavorista Massimo D’Antona, che come detto, stava collaborando con il Ministero del lavoro ad una riforma del sistema. Per quell’omicidio la Saraceni dal 2005 si trova agli arresti domiciliari, per una punizione complessiva di 21 anni e sei mesi a cui fu condannata per quell’omicidio.

Da agosto è nel programma RDC

L’ex brigatista da agosto 2019 percepisce il reddito di cittadinanza, per un importo di 663 euro al mese. Essendo una donna non libera, il dubbio che sottolinea il quotidiano romano è quello relativo alle convocazioni presso i Centri per l’impiego a cui tutti i beneficiari sono tenuti a rispondere. In quell’occasione, chi percepisce il sussidio deve sottoscrivere il patto di lavoro, cioè l’accettazione di tutte le condizioni che la misura prevede in ambito politiche attive del lavoro.

Bisognerà frequentare i corsi formativi, partecipare ai programmi del collocamento ed accettare eventuali 3 proposte di lavoro. Come fa ad adempiere a tutto ciò una donna agli arresti domiciliari? Dubbio più che lecito questo, che però si affianca ad un’altra condizione che pare essere da ostacolo al reddito di cittadinanza per la Saraceni. Secondo Maurizio Belpietro ed il suo quotidiano «La Verità», tra le condizioni ostative c’è anche quella relativa al vincolo dell’assenza di condanne definitive per poter percepire il sussidio.

Da questo punto di vista però, per la Saraceni tutto in regola, perché la norma del reddito di cittadinanza prevede che l’assenza di condanne definitive debba essere nei 10 anni che precedono la data di presentazione della domanda di reddito di cittadinanza. La sentenza definitiva della Saraceni risale al 28 giugno 2007 e per questo che la ex brigatista ha potuto presentare la domanda.