È morto Fabio Ridolfi, da 18 anni immobilizzato a letto per una tetraparesi

Lo comunica la famiglia del 46enne marchigiano. I funerali si svolgeranno in forma privata

Dopo 18 anni passati, immobile, nel suo letto, Fabio Ridolfi è morto poche ore dopo l’avvio della procedura di sedazione profonda. La notizia è stata diffusa dalla famiglia del 46enne marchigiano con il fratello Andrea che aveva dichiarato: "Fabio avrà quello che voleva. Non siate tristi, per lui sarà una liberazione".

Immobilizzato nel suo letto da 18 anni

Fabio era immobilizzato nel suo letto da quando, all’età di 28 anni, era stato colpito da una tetraparesi da rottura dell’arteria basilare. Da quel momento, il suo contatto con il mondo esterno avveniva muovendo gli occhi e grazie ad un puntatore oculare. Per 18 anni, nel letto della sua abitazione di Fermignano (Pesaro Urbino), l’uomo ha maturato l’idea di chiedere la possibilità di accedere al suicidio assistito.

Grazie all’aiuto dell’associazione Luca Coscioni, Fabio ha scelto di rimanere in Italia e di perseguire le opzioni legalmente possibili nel nostro Paese. Presentata una richiesta all’ASUR delle Marche, ha dovuto attendere non poco per avere una risposta tanto che, stufo, aveva lanciato un appello pubblico: “Gentile Stato italiano, da 18 anni sono ridotto così. Ogni giorno la mia condizione diventa sempre più insostenibile. Aiutami a morire".

A maggio il via libera al suicidio assistito, ma senza indicarne le modalità

24 ore dopo il suo doloroso appello, qualcosa si era sbloccato: il 19 maggio Fabio aveva ottenuto il via libera al suicidio assistito, diventando così il secondo italiano dopo Mario, il camionista marchigiano di 44 anni, completamente paralizzato da 12 a causa di un incidente stradale. In realtà il documento dell’azienda sanitaria era pronto già da alcuni giorni, ma non era stato notificato al diretto interessato. Ma, nonostante il via libera, mancavano ancora delle informazioni fondamentali: l’indicazione del nome farmaco e le modalità di somministrazione.

Nell’attesa che la burocrazia facesse il suo corso, alla fine Fabio, dopo aver atteso un altro mese, ha deciso di procedere con la sedazione profonda e continua. «Grazie al vostro menefreghismo sono costretto a scegliere la strada della sedazione profonda», il suo ultimo grido di sdegno prima di avviarsi verso il percorso che l’ha portato alla morte.

La famiglia chiede il rispetto della privacy

“Fabio Ridolfi è morto senza soffrire, dopo ore di sedazione e non immediatamente come avrebbe voluto” hanno dichiarato Filomena Gallo e Marco Cappato dell’Associazione Luca Coscioni. “Da quattro mesi aveva chiesto l’aiuto medico al suicidio, rientrando nelle condizioni previste dalla Corte costituzionale, ma una serie di incredibili ritardi e di boicottaggi da parte del Servizio sanitario l’hanno portato a scegliere la sedazione profonda e la sospensione dei trattamenti di sostegno vitale in corso”.

Per volontà della famiglia i funerali si svolgeranno in forma privata con l’invito alla stampa a rispettare la privacy di questo momento.