Diffamazione: nuovo stop. Il Ddl torna in commissione giustizia

Ennesima battuta d’arresto per il Ddl di iniziativa parlamentare che torna in commissione giustizia. Su richiesta di Giovanni Legnini del Pd, il presidente di turno del Senato Domenico Nania ha deciso per il rinvio del fulcro del provvedimento, l’articolo 1. Hanno votato a favore Pdl, Api e Idv. Il testo dovrebbe comunque tornare in aula il prossimo martedì così come richiesto dall’esponente del Pdl Maurizio Gasparri.

La posizione di Pd e Pdl

Risolta la questione del tribunale di competenza, che il Pdl vorrebbe fosse quello dove risiede l’offeso e non quello dove è avvenuto il reato, il dibattito in aula si è bloccato sulla possibilità di interdizione dalla professione come pena accessoria per la condanna di diffamazione a mezzo stampa.

L’emendamento a firma Pdl di Alberto Balboni e Franco Mugnai viene modificato almeno sette volte senza però che si trovi la giusta soluzione al problema. Così il Pd ha chiesto sia il rinvio dell’articolo 1, sia quello di tutto il Ddl. Il presidente di turno del Senato ha deciso di rimettere l’intero testo alla commissione.

Nel centrodestra si assicura che c’è la forte volontà da parte dell’ex premier Silvio Berlusconi di approvare il prima possibile il decreto “salva Sallusti.” Ma il problema è il ritorno del Ddl in commissione e la chiara intenzione del Pd di lasciarlo lì a lungo. Filippo Berselli, relatore Pdl del testo, denuncia infatti “un evidente ostruzionismo da parte di Pd e Idv”. A fianco di Pd e Idv si schiera anche l’Api di Rutelli che sottolinea come non sia possibile effettuare una riforma così delicata sulla spinta di un caso specifico come quello di Alessandro Sallusti, condannato in via definitiva a una pena detentiva per un caso di diffamazione che risale all’epoca in cui era direttore di Libero.

La Lega attacca

Il capogruppo della Lega Nord a palazzo Madama Federico Bricolo ha dichiarato: “Oggi la legge sulla diffamazione é stata affossata definitivamente in Aula per incapacità e colpa del Pdl e del Pd. La proposta di legge sulla diffamazione a mezzo stampa, che avrebbe dovuto abolire le sanzioni detentive per i giornalisti e allo stesso tempo tutelare maggiormente le persone diffamate attraverso il rafforzamento dello strumento della rettifica, è stata rinviata in commissione dove sarà sepolta sine die in qualche polveroso cassetto.”

Modifiche del Ddl

Per la diffamazione a mezzo stampa, le multe massime sono state ridotte a 50mila euro, invece che 100mila come nella versione originaria. Di conseguenza, dovranno ridursi anche quelle per la diffamazione normale il cui tetto massimo era proprio di 50mila euro. L’interdizione dovrebbe essere sempre facoltativa e il minimo della sospensione, anche in caso di recidività, partirà sempre da un mese e ci dovrà essere ogni volta il riferimento al reato della diffamazione.

È stato introdotto anche l’obbligo per le testate on-line di rettificare entro quattro giorni dalla richiesta dell’interessato. Bocciato, invece, l’emendamento dell’Api che chiedeva l’introduzione, oltre alle multe per il giornalista riconosciuto colpevole di diffamazione, anche l’obbligo di lavori socialmente utili. La norma ha avuto parere contrario dei relatori e del Governo.