Crisi alimentare: chi sarà colpito? Possibili scenari sul futuro (BusinessWeek)

Allarme crisi alimentare, quali scenari si prefigurano davanti a noi? Quali paesi saranno maggiormente colpiti e quali sono le prospettive per il futuro del settore agricolo?

Scrive Business Week, questa estate sarà brutale per il settore agricolo e quello alimentare in generale. L’allarme c’è, ma per superare l’imminente crisi alimentare abbiamo già tutti gli strumenti, dobbiamo soltanto decidere di utilizzarli.

La crisi alimentare negli Stati Uniti

Il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti ha tagliato le previsioni sulla produzione di grano nel 2012 di circa il 12%.

Per le economie emergenti, l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari rappresenta una minaccia di malnutrizione che, sul lungo termine, può avere impatto tanto sulla salute della popolazione, quanto sull’intera economia mondiale.

Il peggioramento delle condizioni climatiche negli Stati Uniti -sempre più caldo e secco- potrebbe avere impatto su centinai di migliaia di persone in Africa e in Asia, visto l’assetto globale delle provvigioni alimentari.

Non soltanto, le condizioni in America possono essere viste come un riflesso di quanto il surriscaldamento globale influisca sull’economia mondiale.

Per fortuna, disponiamo già dei mezzi necessari ad affrontare il cambiamento dell’economia agricola mondiale maniera accessibile, anche dal punto di vista energetico.

Crisi alimentare, quali sono le cause?

La crisi alimentare è sempre il prodotto della convergenza di trend diversi: il clima, l’acqua e le energie.

Dei 10 anni più caldi mai vissuti dall’uomo, 9 sono stati registrati dal 2010 ad oggi.

Un rapporto del Pannello Intergovernativo sul Cambiamento Climatico, nel 2001, aveva già avvisato riguardo alla possibilità, sul lungo termine, che il cambiamento climatico avrebbe ridotto la produzione agricola mondiale di circa il 30%. Il tutto, sostiene il report, sarà inasprito dalla carenza di riserve idriche per l’irrigamento.

A partire dal 2030 la richiesta d’acqua aumenterà de 40%.

Ma a gravare sull’impennata dei prezzi del cibo non sono soltanto le condizioni climatiche. Sia nel 2008, sia nel 2011, i prezzi dei prodotti agricoli sono aumentati insieme con quelli dell’energia, proprio come era capitato negli anni ’70.

Negli Stati Uniti, per produrre una tonnellata di grano servono circa 160 litri di petrolio e il prezzo dei gas naturali rappresenta i tre quarti del costo dei fertilizzanti azotati.

L’aumento di richiesta fa salire i prezzi, perché?

Non soltanto, l’aumento di richiesta di grano -dipeso dall’aumento di richiesta da parte di persone, animali, e nuove bioenergie- ha fatto aumentare la pressione sui prezzi. Tra il 1990 ed il 2010, il consumo di manzo, maiale e pollame è aumentato del 1.2%.

Nel giro dei prossimi 50 anni, per la richiesta di cibo è previsto un aumento del 50% (ci saranno almeno 2 miliardi di persone affamate di carne!) e la produzione di biocombustibili è aumentata del 30% dal 2006 al 2008.

La FAO (Food and Agricolture Organization) prevede che a partire dal 2018, la produzione di biocombustibili sarà duplicata, comportando un aumento del prezzo dei cereali pari al 14%.

Aumenta la richiesta di prodotti alimentari, le energie biocombustibili e gli animali consumano buona parte del grano, il clima sta cambiando aumentando così i rischi di fallimento del settore agricolo. La speculazione ed il protezionismo amplificano le prospettive drammatiche.

Dunque, cosa ci aspetta in futuro?

Benché tutto questo possa sembrare come la ricetta per la diffusione della malnutrizione e dei dissesti sociali, non è tutto perduto e, anzi, aiutare i mercati potrebbe essere una strategia per una maggiore sicurezza alimentare globale.

Come gestire il cambiamento climatico?

Basta smettere di sovvenzionare l’inquinamento e iniziare a tassare le emissioni di CO2.

Su scala globale, i sussidi per petrolio, gas e carbone hanno raggiunto i 409 miliardi di dollari nel 2010, mentre i sussidi per le energie rinnovabili non hanno superato i 60 miliardi.

Tagliate i sussidi ai fossili e aggiungete un po’ di tasse, quanto basta, sul carbone; otterrete così un piccolo progresso nel mantenimento della temperatura planetaria. Scriveremmo se questa fosse una ricetta.

Ma con un piccolo intervento di questo tipo, sarebbero contenuti anche i prezzi di produzione. La combinazione di energie rinnovabili e abbondante gas naturale comporterebbero un risparmio dei costi associati all’agricoltura.

S.O.S. acqua

Per non parlare dell’acqua, arrivare ad utilizzare un sistema di irrigazione sostenibile sarebbe la cosa più semplice e logica da fare economicamente parlare.

Cercando di contribuire a soddisfare la domanda, la cosa migliore da farsi è aumentare in modo significativo la produttività delle aziende.

La ’rivoluzione verde’ in India ha raddoppiato la produzione del grano tra il 1964 ed il 1970; al momento dell’impennata dei prezzi del cibo, quello del riso era ancora vicino al quello di 40 anni prima.

Tra il 2000 ed il 2008, tra i paesi in via di sviluppo, la produzione cerealicola è aumentata con un’andatura pari al doppio di quella con cui cresceva la popolazione.

Invece, tra i paesi membri del OECD (Organization for Economic Co-operation and Development), mentre l’agricoltura diminuiva del 4%, tra il 1990 ed il 2009, la produzione alimentare aumentava del 5% favorendo la biodiversità.

L’erosione dei terreni, i gas effetto serra e l’eccessivo uso di fertilizzanti sono tutti fattori di declino.

Per un futuro ecologicamente migliore

Le previsioni sulla produzione di semi suggeriscono che, con il giusto approccio culturale e biotecnologico, la produzione di cereali possa duplicare negli Stati Uniti tra il 2005 ed il 2030.

In molte altre zone del mondo, la crescita potrebbe essere significativamente maggiore, anche con investimenti modesti sull’irrigazione, sui fertilizzanti e sulla produzione di determinati tipi di cereali.

In Indonesia, ad esempio, i raccolti sono triplicati tra il 1970 ed il 2000, grazie all’intelligente sistema di irrigazione.

In Africa, c’è ancor più potenziale. Più del 70% della popolazione rurale, in Africa, vive a 30 minuti di cammino dalla strada più vicina.

Con un sistema di infrastrutture, l’Africa potrebbe avere accesso più semplice alle risorse, come i fertilizzanti e, allo stesso tempo, potrebbero più facilmente vendere i loro prodotti sul mercato nazionale o internazionale e sostenersi, grazie ai beni importati, nei momenti di scarsità.

Conosciamo già la soluzione

In conclusione, forse il picco dei prezzi di quest’anno non sarà un disastro dalle proporzioni bibliche, ma se i leader mondiali non si decidono ad agire, potrebbe essere soltanto un assaggio di quello che verrà in futuro: permanente volatilità dei prezzi che mette a repentaglio le popolazioni più vulnerabili del mondo.

Al recente meeting di Los Cabos, in Messico, i leader delle nazioni del G20 si sono accordati per un graduale ridimensionamento dei sussidi ai combustibili fossili e hanno concentrato la loro attenzione sulla produttività del settore agricolo nelle economie emergenti.

Affinché le ricorrenti e sempre più feroci minacce di crisi alimentare possano essere scongiurate, le idee devono trasformarsi in azione perché tra tutti i problemi che affliggono il mondo, almeno per questo, conosciamo già la soluzione.

Traduzione per Forexinfo.it a cura di Federica Agostini - Fonte: Business Week