Casa popolare in eredità al figlio? non è una cosa semplice

Non è automatico il passaggio del diritto di assegnazione della casa popolare da padre in figlio.

In caso di decesso dell’assegnatario, la casa popolare può passare ai figli per eredità? Una domanda comune a molte famiglie residenti in case di edilizia pubblica residenziale. La materia è assai particolare ed occorre scendere nello specifico per approfondire nel dettaglio la normativa vigente. A maggior ragione per via del fatto che spesso, alcune sedi delle aziende territoriali di edilizia residenziale respingono le domande di voltura nell’intestazione della casa, a parenti dei precedenti assegnatari deceduti. Questo è il caso di una vicenda di cui parla il sito di informazione legale «laleggepertutti.it». Una donna si è vista rifiutare l’istanza di subentro dopo la morte della madre. Ma come funziona la normativa? ecco un breve vademecum sulle norme che regolano le assegnazioni delle case popolari in Italia.

Cosa ha sancito di recente la Cassazione

La vicenda di cui accennavamo in premessa riguarda una ragazza che ha presentato domanda di subentro nell’assegnazione della casa popolare che risultava intestata alla madre deceduta. Una richiesta di passaggio della titolarità di assegnazione dell’immobile, di madre in figlia. La domanda, regolarmente presentata alla Azienda proprietaria della casa, cioè l’Ater (Azienda territoriale edilizia residenziale), è stata respinta. Per questo la ragazza ha presentato ricorso ottenendo la vittoria in primo grado. La Corte di Appello però ha ribaldato il verdetto, costringendo la giovane a ricorrere alla Cassazione. Ed è proprio la Suprema Corte di Cassazione ad aver fatto chiarezza sulle problematiche da subentro, emanando una ordinanza esplicativa su chi subentra in caso di decesso del titolare.

Gli ermellini della Suprema Corte di Cassazione hanno sottolineato come, quando si parla di alloggi di edilizia pubblica residenziale, il provvedimento di assegnazione è vincolato al rispetto di determinati requisiti. Pertanto, in caso di morte dell’intestatario, il bene immobile oggetto dell’assegnazione dovrebbe tornare nella disponibilità dell’Ente che lo ha assegnato all’oramai defunto. Stando a questo, tutti gli eredi, anche i figli, non possono più rivendicare alcun diritto, nonostante l’alloggio sia quello in cui i figli hanno vissuto con il genitore. In questo caso, solo il Comune di residenza può decidere, fermo restando il rispetto di vincoli e requisiti utili, a riassegnare la casa ad un familiare del precedente assegnatario deceduto.

La legge non da alcun diritto agli eredi

In pratica non esiste norma, legge o cavillo che automaticamente può far assegnare una casa popolare ad un figlio del defunto. Solo il Comune in cui l’immobile è situato, può decidere diversamente, e passare ad assegnare al figlio la casa intestata al padre, o alla madre come nel caso della ragazza di cui parlavamo in precedenza.
Per la ragazza che si è rivolta alla Cassazione, il verdetto è stato sfavorevole, perché non essendoci leggi in suo aiuto, gli ermellini non hanno potuto che constatare il fatto che la casa doveva tornare nella piena disponibilità del Comune.

La sentenza della Cassazione sottolineava come ogni regione ha le sue linee guida per le assegnazioni delle case popolari e per la Ragazza, la regione di riferimento era il Lazio. L’assegnazione delle case popolari nel Lazio prevede che il richiedente debba detenere una serie di requisiti, tra cui la mancanza di diritti di proprietà, usufrutto, uso e abitazione su un alloggio adeguato alle esigenze del nucleo familiare nel comune di residenza o nel posto dove abitualmente dimorava, anche per esigenze lavorative. La donna era titolare del diritto di proprietà di una casa a Siracusa, in Sicilia.

Ed era proprio nell’Isola, dove la ragazza svolgeva la sua attività lavorativa, che la stessa era residente. nel Lazio e nella casa materna, la ragazza si recava ogni fine settimana ma questo non è bastato per farsi assegnare la casa popolare della madre. In definitiva, una casa popolare può passare di madre in figlio solo in presenza delle condizioni previste dalla normativa comunale, ma in nessun caso il diritto passa in automatico.