Cartelle esattoriali del defunto passano agli eredi? Ecco cosa dice la legge

Accettazione eredità, accettazione con beneficio di inventario, rinuncia, ecco tutto ciò che bisogna sapere.

Quando una persona muore, i suoi beni passano agli eredi che sono tenuti, in assenza di testamento, a dividersi l’eredità come prevede la legge, presentando la dichiarazione di successione. Con la morte di una persona però, oltre ai beni, agli eredi passano anche alcuni debiti fiscali e le pubbliche amministrazioni sono immediatamente informate dell’apertura della successione.

Agenzia delle entrate per esempio, una volta saputo che dopo la morte di un soggetto, i suoi eredi hanno presentato la successione, invia all’ultimo domicilio del deceduto, una lettera generica dove chiede agli eredi tutti, di provvedere a pagare i debiti tributari a carico di chi non c’è più.
In pratica, senza nomi e cognomi degli eredi, il Fisco chiede loro di provvedere a saldare la situazione passiva del defunto. Non tutti i debiti fiscali però si trasmettono agli eredi e non tutti gli eredi sono tenuti a pagare debiti del parente passato a miglior vita.

Debiti esclusi

Sottolineando come ogni singola cartella o debito sua diverso, per esempio dal punto di vista della prescrizione, va fatta chiarezza su determinati debiti che non vanno in eredità. Innanzi tutto sanzioni ed interessi su una cartella intestata al deceduto, non passano agli eredi. Su una cartella esattoriale quindi, gli eredi sono tenuti a pagare solo il tributo, tassa o imposta originari. Occorre però presentare domanda di sgravio delle sanzioni e solo dopo il via libera del Fisco, provvedere a saldare il debito residuo.
In base a questo principio, le multe del codice della strada di una persona che non c’è più, essendo sanzioni non passano agli eredi, alla stregua delle sanzioni per assegni staccati senza copertura o per le sanzioni per omesso versamento dei contributi previdenziali.

Eredità

Se un erede rinuncia all’eredità, non sarà tenuto a pagare i debiti del de cuius. Nel caso in cui un erede rinuncia all’eredità con beneficio di inventario, la situazione cambia. L’erede sarà tenuto a pagare i debiti del defunto entro un limite massimo rapportato al valore della quota ereditaria dell’erede stesso. In base a quanto detto, nel caso di mancato pagamento del debito, il creditore potrà passare a pignorare all’erede, solo i beni che questi ha ricevuto in successione e non quelli di cui era prima proprietario.

Accettazione della eredità

I debiti tributari di un defunto passano agli eredi non dalla data di decesso Ma da quella in cui viene accettata l’eredità. In pratica, l’obbligo di pagamento dei debiti tributari non coincide con l’apertura della successione, ma con l’accettazione dell’eredità. Nel momento in cui muore un contribuente indebitato col fisco, i suoi familiari più stretti e le persone citate in un eventuale testamento non sono ancora eredi ma semplici chiamati all’eredità, perché da eredi potenziali a eredi effettivi possono passare molti anni. Il Fisco viene a conoscenza immediatamente della morte di una persona che ha debiti nei suoi confronti ma non sapendo subito chi e quanti eredi accetteranno l’eredità, non potrà agire nei confronti dei familiari del defunto solo perché questi sono suoi consanguinei e potenziali eredi.

La divisione dei debiti tributari tra gli eredi

Per Irpef e per le atre imposte sui redditi vige la regola della responsabilità solidale e pertanto, sono responsabili tutti gli eredi che hanno detto si all’eredità, in solido. Il Fisco può chiedere indistintamente a tutti o a uno soltanto l’integrale pagamento del debito e quindi se anche solo un erede non paga, a rischiare azioni coattive, pignoramenti e quant’altro, sono anche gli altri eredi.

Per tutte le altre imposte differenti da quelle sui redditi vale il principio della responsabilità pro quota perché ciascun erede è tenuto a versare le imposte non corrisposte dal defunto solo in proporzione alla propria quota ereditaria. E se uno degli eredi non versa la sua parte gli altri non rischiano nulla.