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Covid, Remuzzi spiega perché cure domiciliari non sono alternative al vaccino

Pasquale De Marte - 23 gennaio 2022

Il direttore dell'Istituto di Ricerche Mario Negri è intervenuto nel corso della trasmissione In Onda su La 7

Le cure domiciliari sono davvero alternative al vaccino nella sfida alla pandemia? È una domanda a cui ha risposto il professor Mario Remuzzi, direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negriò. È stato proprio il suo staff a lavorare ad un possibile protocollo oggi oggetto di approfondimenti anche all’attenzione di Aifa, che potrebbe risultare di fondamentale importanza per affrontare la pandemia.

Le nuove ricerche che saranno messe in atto daranno risposte ancora più specifiche. Tuttavia, la replica ad un’eventuale alternatività con la vaccinazione è più chiara che mai: «Non lo è affatto». «Il vaccino - ha spiegato ai microfoni di In Onda su La 7 - previene la malattia che è tutta un’altra cosa».

Cure contro il Covid e perché vaccinarsi resta fondamentale

«Quando - ha chiarito lo scienziato - uno o perché non è vaccinato o perché non è vaccinato abbastanza, per esempio non è arrivato alla terza dose, o perché il suo sistema immune è debole e alla fine si ammala, ecco si può intervenire precocemente».

«Noi - ha spiegato - l’abbiamo fatto con gli antiinfiammatori perché quando abbiamo cominciato nel febbraio del 2020 non si poteva fare altro. Adesso ci sono farmaci antivirali che non è così semplice procurarsi, ci sono anticorpi monoclonali che vanno fatti endovena quindi come minimo bisogna andare in un ambulatorio di un ospedale e per Omicron ne funziona soltanto uno». «Questi nuovi farmaci - ha proseguito - devono venire somministrati per essere efficaci ai primi sintomi della malattia».

Accostamento vaccino-cure domiciliari sbagliato secondo Remuzzi

Secondo il professor Remuzzi non è, dunque, il caso di accostare la vaccinazione alla possibilità di cure domiciliari. «Io - ha chiarito - penso che questo sia veramente sbagliato. Siamo su due piani completamente diversi. Tra l’altro non vaccinarsi vuol dire aiutare a diffondersi questa malattia che è esattamente quello che non dobbiamo fare». Preciso, dunque, anche il riferimento alla questione epidemiologica, che evidentemente resta sempre attuale.

Vaccinarsi, però, significa anche e soprattutto proteggersi. «Il Centro per il controllo delle Malattie - ha ricordato Remuzzi - ha stabilito proprio giovedì scorso che, anche per Omicron, la terza dose protegge persone sopra i 50 anni dall’ammalarsi e dall’andare in ospedale. Chi non si vaccina con Omicron ha 45 volte più probabilità di arrivare ad una forma severa di malattia e di aver bisogno dell’ospedale».

Da una parte c’è ormai consapevolezza di quanto la vaccinazione sia fondamentale per affrontare il Covid e scongiurare lo sviluppo della malattia, dall’altra all’orizzonte potrebbe esserci un’opportunità di curarla quando la si deve fronteggiare.

#inonda Covid, Remuzzi: "Cure domiciliari non sono alternative al vaccino. Vaccino previene la malattia, non è la cura" https://t.co/ru1cVrUTMX

— La7 (@La7tv) January 22, 2022

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