Pensioni 2022: c’è un problema per i nati dal 1958

La riforma delle pensioni tra quota 102 e quota 41, ma con penalità.

La riforma delle pensioni scatterà nel 2022, questa sembra essere l’ipotesi più accreditata visto che il 31 dicembre 2021 scade quota 100. Sulla riforma delle pensioni infatti, si cerca di individuare una misura di flessibilità che diventi alternativa alla quota 100, che detoni lo scalone di 5 anni ma che non gravi in maniera forte sulle casse dello stato. 

Chiamarlo rebus non è esercizio azzardato. Soprattutto perché ci sono i lavoratori che chiedono uscite anticipate e più favorevoli rispetto alle norme Fornero, mentre dalla UE un ritorno alla legge Fornero sarebbe perfettamente auspicabile. 

In questo scenario le soluzioni più futuribili sarebbero sostanzialmente due. La prima quota 102, la seconda quota 41 per tutti. Per entrambe si parla però di penalizzazioni di assegno. 

Lo Stato ti manda in pensione prima, ma con condizioni

Produrre una misura pensionistica e inserire dentro regole atte in primo luogo a ridurre la platea dei beneficiari ed in seconda battuta a ridurre la spesa pubblica. Ormai in Italia da anni le misure previdenziali seguono questa linea. 

Con l’Ape sociale si esce a 63 anni? Si, ma se sei un lavoratore di una falegnameria non ne hai diritto alla pari del lavoratore della ristorazione o di un invalido con il 73% di invalidità. E questi non possono sfruttare nemmeno quota 41 precoci, alla stregua di chi ha una carriera precedente i 19 anni di età di 11 mesi e non di 12. 

Cavilli e limitazioni che devono ridurre numericamente i potenziali beneficiari. Ma poi ci sono anche deterrenti riguardanti gli importi della pensione. Le lavoratrici con 35 anni di contributi, possono accedere alla opzione donna con 58 anni di età. Ma se hai diritto al calcolo misto dell’assegno devi rinunciarvi, scegliendo il calcolo contributivo, perdendo fino ad oltre il 30% di pensione. 

Quota 102 dal 2022, come sarebbe?

Quota 102 è la misura anti scalone e post quota 100 individuata come possibile novità. Identica a quota 100 come contribuzione con i 38 anni di versamenti confermati. La differenza sta nell’età minima di uscita. Per quota 100 bastano 62 anni, per quota 102 ne servono 64. 

Ma l’assegno potrebbe prevedere penalità del 2,5-3% per ogni anno di anticipo. In pratica un nato nel 1958, che non riuscendo a completare i 38 anni di contribuzione nel 2021, potrebbe uscire nel 2022, perdendo oltre ad un anno di pensione rispetto a quota 100, anche una parte di assegno. 

Uscendo a 64 anni, cioè 3 anni prima dei 67 anni, potrebbe prevedere qualcosa come il 9% di pensione. E per chi avrebbe diritto a 1.000 euro al mese di pensione, significa accontentarsi di 910 euro al mese, quasi 1.200 euro all’anno, più di una mensilità di pensione. 

E per la quota 41 per tutti si pensa ad un meccanismo simile ad opzione donna. In pratica, una volta completati i 41 anni di contribuzione utili alla pensione, occorre accettare il ricalcolo contributivo. Un salasso autentico inseriti per scongiurare la corsa al pensionamento.