Pagamento gas in rubli: Russia accelera, Eni frena

La Russia vuole che il suo gas sia pagato in rubli, ma dall’Italia arrivano reazioni chiare

Con la guerra in Ucraina la dipendenza dal gas russo da parte dell’Europa e dell’Italia è diventata un problema. Una condizione di necessità che è stata oggetto di dibattito nell’ambito delle sanzioni riservate a Mosca per l’azione militare condotta sul territorio ucraino.

La richiesta del pagamento del gas in rubli, da parte della Russia, è stato il nuovo sviluppo di una situazione per la quale l’Europa si è attivata per trovare alternative. E nelle ultime ore si sono avuti altri due passaggi: l’emersione della volontà di Putin di accelerare il transito verso il cambio di moneta negli scambi commerciali e la risposta da parte di Eni.

Pagamento gas in rubli, da quando?

Sarebbe il 31 marzo la data entro la quale Vladimir Putin punterebbe all’attuazione della disposizione di ricevere solo pagamenti in rubli per le forniture di gas. Il Cremlino riferisce ha il presidente avrebbe già indicato questa direzione alla Banca Centrale e a Gazprom. Una scelta che vuole essere adottata contro quei paesi che sono stati definiti «ostili». Un novero di nazioni in cui rientrano tutti quei paesi che hanno scelto di sanzionare Mosca nelle ultime settimane.

Perché la Russia vuole farsi pagare il gas in rubli?

La guerra in Ucraina ha fatto segnare una discesa importante del valore del rublo. Le parole di Putin hanno permesso un certo recupero nelle quotazioni, pur non riportandolo ai livelli che c’erano prima della guerra in Ucraina. Tuttavia, si tratta di un passaggio che potrebbe chiarire una delle movitazioni alla base della scelta di ricevere il pagamento del gas in rubbi.

Non solo una "contro-sanzione", ma anche la volontà di aumentare la domanda verso la moneta nazionale russa e ciò avverrebbe qualora i paesi che ricevono le forniture decidessero di effetturae il cambio per adempiere ai pagamenti.

La risposta proveniente dall’Eni riportata dall’Ansa

Mentre dalla Russia emerge la volontà di accelerare sulle possibilità di pagamento in rubli. Risulta, però, significativo quanto riportato dall’Ansa, citando l’agenzia Bloomberg. Il riferimento è ad una dichiarazione dell’amministratore delegato di Eni Claudio De Scalzi.

«L’Eni - si legge - non pagherà il gas russo in rubli». «Eni - ha proseguito - non ha rubli, i contratti prevedono il pagamento del carburante in euro e i contratti dovrebbero essere modificati per cambiare i termini».

Lo stesso premier italiano Mario Draghi, nei giorni scorsi, aveva parlato di «violazione contrattuale». Resta adesso da capire cosa avverrà nei prossimi giorni, qualora realmente la Russia mettesse in pratica i suoi intenti entro il 31 marzo.

Anche perché, come si sente spesso dire in questi giorni, l’Italia e l’Europa possono lavorare per ridurre gradualmente la dipendenza dal gas russo, ma rendersi indipendenti dal punto di vista energetico è un processo che non può certo essere condotto dall’oggi al domani.