Elezioni politiche: Giorgia Meloni delinea gli scenari sul nuovo premier in caso di vittoria

Il 25 settembre si vota per il rinnovo del Parlamento e di conseguenza si avranno il nuovo presidente del Consiglio e Governo

Chi sarà il presidente del Consiglio qualora il centrodestra vincesse le prossime elezioni? Per rispondere a questa domanda, Giorgia Meloni ha ribadito nel corso di Non Stop News su Rtl 102.5 qual è la visione della coalizione. «Le regole - ha spiegato - si conoscono».

Il premier del centrodestra come verrebbe scelto?

«Nel centrodestra la regola è che il partito che prende più voti nella coalizione propone al presidente della Repubblica la figura che dovrebbe essere indicata, che vorrebbe fosse indicata come premier». Qualora i sondaggi trovassero conferma nel responso delle urne del 25 settembre, Fratelli d’Italia sarebbe il primo partito della coalizione.

A quel punto si aprirebbe l’orizzonte che vedrebbe la sua leader come candidata autorevole per Palazzo Chigi. «Io - ha dichiarato Giorgia Meloni - presumo di sì. Perché non dovrebbe esserlo? La cosa che io non capisco è perché la Meloni no?». Il punto di vista è, ovviamente, quello di chi si sentirebbe legittimata dal responso della tornata elettorale. «Penso - ha evidenziato - che la gente che vota Fratelli d’Italia voti in quest’ottica, non voti per trovarsi un Giuseppe Conte».

Come viene nominato il presidente del Consiglio?

Il presidente del Consiglio in Italia non è eletto dal popolo. Le elezioni del 25 settembre serviranno a rinnovare il Parlamento. Successivamente il presidente della Repubblica sarà chiamato a dare mandato ad una figura di formare un Governo, che dovrà eventualmente incassare la fiducia.

Va detto che con un risultato chiaro delle urne, le forze di una maggioranza evidente avrebbero la possibilità di dare un’indicazione precisa durante le consultazioni al capo dello Stato. Questo non renderebbe necessari gli esercizi di equilibrismo avuti negli ultimi anni, derivanti dalla necessità di individuare figure di sintesi che tenessero insieme forze anche eterogenee.

In caso di una vittoria netta di una coalizione potrebbero non servire figure di sintesi

É successo con Giuseppe Conte, divenuto premier da esterno alla politica, e chiamato prima a cucire i rapporti tra Lega e Movimento 5 Stelle e poi tra Pd e pentastellati. É accaduto anche con Mario Draghi, sebbene in quel caso più che di un Governo politico si è trattato di un’esperienza caratterizzata da larghe intese in nome delle diverse emergenze con cui doveva fare i conti il Paese. Il dato certo è che ci si avvicina a grandi passi verso il 25 settembre, quando il Paese potrà eleggere i propri rappresentanti per una nuova legislatura.