Sanzioni alla Russia e la velata minaccia di «conseguenze irreversibili» per l’Italia

Arrivano nuove dichiarazioni dalla Russia in risposta alla possibile guerra «finanziaria ed economica» lanciata dalla Ue

Le sanzioni alla Russia rappresentano lo strumento con cui l’Occidente e l’Unione Europea hanno reagito all’invasione dell’Ucraina. In questi giorni si sono rincorse notizie che sono state conseguenza di questa scelta: dall’estromissione dal circuito Swift dalle banche di Mosca a diverse multinazionali che hanno lasciato il territorio russo.

Una scelta che, come è noto, avrà dei costi anche per le nazioni che hanno disposto le politiche sanzionatorie, ma che si confida possano in qualche modo risultare afflittive nei confronti di Mosca. La Russia è pronta a rispondere su questo piano e si sa come molti paesi siano legati ad essa sotto il profilo dei rapporti economici e commerciali.

Sanzioni alla Russia, le reazioni da Mosca

L’Italia è un esempio calzante, alla luce del fatto che il 40% del gas italiano viene importato proprio dal paese che ha Mosca come capitale. Un particolare che non può non venire in mente nel momento in cui proprio l’Italia è stata citata in delle dichiarazioni rilasciata dal direttore del dipartimento europeo del Ministero degli Esteri russo Alexei Paramonov.

Quest’ultimo, nelle parole riportate da Repubblica.it citando l’agenzia russa Ria, ha lasciato intendere come non vorrebbero che la logica della «guerra finanziaria ed economica totale» trovasse riscontro in Italia. Parole in cui si fa menzione alla possibilità di «conseguenze irreversibili» per lo stato italiano.

L’espressione «guerra economica e finanziaria totale» è stata utilizzata dal ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire. Non è dato sapere, ovviamente, a cosa si faccia riferimento con certezza a quale tipologia di riscontri negativi verrebbero generati per l’Italia.

Sanzioni alla Russia: quali conseguenze per l’Italia?

La Russia garantisce all’economia italiana un apporto di 29 miliardi di metri cubi di gas. Una circostanza per la quale l’Italia non potrebbe rendersi indipendente dall’oggi al domani. Una situazione di cui ha parlato apertamente il ministro della Transizione Energtica Ecologica Roberto Cingolani nei giorni scorsi nell’ambito di una sua partecipazione alla trasmissione Rai Agorà Extra dello scorso 8 marzo. «Entro la primavera inoltrata - aveva dichiarato - circa 15-16 miliardi di metri cubi saranno rimpiazzati da altri fornitori in altre zone del mondo».

«Ragionevolmente - aveva aggiunto su un possibile distacco dalla Russia - 24-30 mesi dovrebbero consentirci di essere completamente indipendenti». Questo presuppone che, fino ad allora, potrebbe restare il punto interrogativo sulla capacità di poter fare a meno dei russi, benché non bisogni dimenticare che all’approvvigionamento italiano fa da contraltare un importante introito economico per la Russia stessa.

L’Italia non è l’unico paese in questa considerazione, considerato che le stime parlano di un’Europa che dalla Russia importa il 46% del proprio gas. Sarà il tempo a spiegare se le conseguenze «irreversibili» verranno applicate e se fanno specifico riferimento alla fornitura energetica che oggi diventa sempre il primo pensiero quando si pensa al legame tra Russia e Italia.