Grillo contro i talk show: paura di perdere voti o debolezza?

Beppe Grillo attacca i Talk Show

Che fine ha fatto il Beppe Grillo politico? Sceso nell’arena politica dopo anni in cui l’aveva duramente contestata, il comico Beppe Grillo aveva iniziato nel 2012 a indossare le vesti del “vero politico”, lanciando un duro monito ai colleghi del suo Movimento a 5 stelle: “Basta talk show”.

Ora che Grillo si è di nuovo defilato rivediamo la vicenda di 7 anni fa.

IL CASO
Il 30 Ottobre 2012 Federica Salsi, esponente del Movimento, è stata ospite nella trasmissione di Giovanni Floris, Ballarò, dove il neo Presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, ha polemizzato circa la natura dei finanziamenti di un Movimento, o “libera associazione di cittadini”, che, in fin dei conti, è un partito a tutti gli effetti.

La partecipazione della Salsi, forse poco convincente, ha fatto infuriare Grillo che, come di consueto, ha usato uno degli strumenti comunicativi più veloci ed efficienti: il web. Beppe Grillo, infatti, ha “costruito” il suo personaggio e il suo consenso grazie, soprattutto, al famoso blog: www.beppegrillo.it, su cui ha scritto: “Chi non conosce nulla del Movimento e segue il talk show, dopo il morbido e avvolgente abbraccio televisivo al quale ti sei consegnato volontariamente, opta per il meno peggio e quello non sei mai tu, ma è sempre un altro, quello che sa vendere le sue menzogne (è il suo mestiere), che ha parlato per un’ora mai interrotto da chi gestisce il talk show, quello che nessuno ha mai contraddetto”.

LA CRITICA
“L’atteso quarto d’ora di celebrità di Andy Warhol, seduto in poltroncine a schiera, accomunato ai falsari della verità, agli imbonitori di partito, ai diffamatori di professione, devastato dagli applausi a comando di claque prezzolate” scrive Grillo, che si è sempre definito, forse contraddicendosi, ideatore e garante del movimento politico, piuttosto che leader. “Lì, in una gabbia di un circo – continua - come su un trespolo, muto per ore, povera presenza rituale di cui si vuole solo lo scalpo, macellato come un agnello masochista, rispondi per i quattro minuti che ti sono concessi a domande preconfezionate poste da manichini al servizio dei partiti”.

LA POLITICA SECONDO GRILLO

Sempre dal blog si legge: “Attoniti, gli attivisti, vedono i voti guadagnati con fatica nei banchetti nei fine settimana volare nel vento, fluire in un secchio bucato, e pensano ai mille video caricati sulla Rete, alle dirette streaming tenute in piedi a forza di volontà per mancanza di connessione, conoscono sulla loro pelle la difficoltà di spiegare a persone ormai deluse e incredule che il Movimento 5 Stelle è altro dai partiti, che non prende rimborsi elettorali, che taglia gli stipendi degli eletti, che non partecipa alle elezioni provinciali per coerenza, che vuole il rispetto dell’esito dei referendum, eccetera, eccetera. A volte non ci resta che piangere”.

Grillo non crede in quella che, nell’era dei mass media, è diventata una “piazza” politica mediatica. Crede nei banchetti, nelle piazze vere della politica, dove il contatto umano è più efficace, dove l’ascolto è garantito, dove si parla fin quasi allo sproloquio, dove nessuno interrompe, dove l’arringa è garantita e l’opposizione annullata. O quasi.

Non crede, invece, che le decisioni dell’elettorato vengano prese anche in funzione dei confronti in diretta tra fazioni? Non crede che coloro che hanno come unica finestra sul mondo, e per svariati motivi, la tv, abbiano diritto a conoscere le idee di un movimento-partito che dovranno, eventualmente, votare? E, soprattutto, la perdita dei voti dipende dal talk show o da quello che, negli stessi, viene argomentato o difeso dagli esponenti? Fare politica vuol dire anche assumersi responsabilità.