Quando è finita l’estate e cominciano a sentirsi i primi segni dell’autunno, molte persone iniziano a pensare alle cure termali. I dipendenti pubblici, però, godono del diritto di usufruire di un ciclo di cure termali una volta all’anno (e al di fuori del periodo di ferie) per un periodo di massimo 15 giorni, ma soltanto per esigenze terapeutiche specifiche.
Mentre prima tutti i dipendenti pubblici potevano usufruire di un periodo speciale di congedo (“congedo straordinario”) per le cure termali in periodi al di fuori di ferie e festività, adesso la regolamentazione è cambiata per evitare possibili abusi.
La legge 724/1994, infatti, ha “abrogato tutte le disposizioni, anche speciali, che prevedono la possibilità per i dipendenti delle amministrazioni pubbliche [..] di essere collocati in congedo straordinario, oppure in aspettativa per infermità per attendere alle cure termali elioterapiche, climatiche e psammoterapiche”.
In realtà, però, questa possibilità esiste ancora laddove un certificato medico giustifichi l’esigenza del paziente di usufruire delle cure termali quando c’è uno stato patologico in atto e “su motivata prescrizione di un medico specialista delle unità sanitarie locali, ovvero limitatamente ai lavoratori avviati alle cure dall’INPS o dall’ INAIL, su motivata prescrizione dei predetti istituti.”
In poche parole, i dipendenti pubblici non hanno più il “congedo straordinario”, ma possono usufruire dei giorni di malattia per recarsi alle terme e curarsi, ma questo avviene solamente quando il ciclo termale è considerato necessario e determinante per la riabilitazione del paziente e la ripresa del lavoro.
Inoltre, bisogna specificare che secondo la legge questa possibilità è prevista sia da dipendenti pubblici che privati.
Ci sono alcuni requisiti che bisogna avere per poter usufruire del ciclo di cure termali:
Come si legge sul sito della Funzione Pubblica Cgil, le malattie per cui sono previste le cure termali sono: